Torna inaspettatamente in azione lo storico marchio tedesco, solo leggermente rimodernato dalla specificazione Media.
Non è ancora chiaro se si deve parlare di cambio di gestione, come annuncia Herr Rai Streubel (subentrato nella gestione dopo il `fattaccio` EFA Medien) o semplicemente di raggiro e beffa su cui non è ancora detta l`ultima parola, come scrive un polemico Achim Szepanski.
Noi per ora sorvoliamo, pronti a riferire prontamente in caso di chiarimenti.
Ad essere onesti un po` prevenuti e spaventati dalla scelta di continuità lo eravamo, considerata la deludente prestazione qualitativa (con poche luminose eccezioni) del terzo volume rispetto ai precedenti; non tranquillizava certo neppure la fuga di artisti verso altri lidi (Ehlers e Roberts su Staubgold, Tietchens, Bretschneider e Shuttle358 su 12k) e la mancata distribuzione o quasi di importanti lavori di Rechenzentrum, Baby Ford e Tilman Erhorn.
Niente da dire, MPM ci spiazza e riparte con questa fantastica raccolta, forse la migliore del quartetto; i motivi sono diversi e cercheremo di elencare almeno quelli più determinanti.
Delle edizioni precedenti si ripropongono solo alcuni nomi su cui torneremo: Frank Elting (metà di MRI ³), Twerk, Thomas Brinkmann, Ultra-Red, Bizz Circuits e Håkan Libdo; conseguentemente molti i debuttanti, alcuni sconosciuti a chi scrive: Ran Slavin, Electric Birds, Tilman Erhorn, Jay Haze declinano il verbo glitch sotto l`influenza dell`ambient, del dub e, anche se solo vagamente, del jazz; MicroNost, Starchboy, Eight Frozen Modules e Ido Gouvrin rinnovano il dancefloor con serratissime minimal techno ed electro come non se ne sentivano da parecchio tempo; TBA e @c ci sorprendono con una riproposizione micro di qualcosa che potrebbe lontanamente assomigliare ai Seefeel dei primi anni Novanta, cupa ambient leggermente virata all`isolazionismo.
I nomi storici non deludono le aspettative, pur rimanendo nell`ambito del riconosciuto: Frank Elting liofilizza e estremizza la sua classica microhouse, Twerk e Ultra-Red confermano e sviluppano la loro vena urban-ambient, Brinkmann rielabora un brano simil-Klick farcendolo con voci e tastiere, Bizz Circuits a cui va il titolo di rappresentante più radicale del lotto, condensando in cinque minuti glitch, musica araba, industrial e dub astratto, Håkan Libdo restaura e rinnova la vera anima Basic Channel.
Un secondo motivo di riuscita è a nostro parere la scelta rigidamente accurata e la grande qualità del materiale compilato, risultante stavolta in un CD singolo, più digeribile e meno dispersivo (sono comunque circa 80 minuti..); ulteriore garanzia è data dagli ottimi missaggio e masterizzazione che rende il tutto incalzante e compatto, quasi fosse un dj-set.
A completare il pacchetto c`e un breve saggio critico di Christoph Cox (già recensore su The Wire) che cerca di ricondurre il fenomeno C&C verso i lidi deleuziani del Corpo Senza Organi: questa musica sarebbe aperta su una superficie costruita da una sorta di deserto (il CSO) sul quale si annidano, si condensano o viceversa si disperdono gli elementi costitutivi (gli organi per l`appunto); conseguentemente l`ascoltatore si ritrova spiazzato senza riferimenti esterni precisi, nomade, libero di connettere e di abitare a suo piacimento; il tutto sembra ricollegarsi in maniera non sospetta con alcuni fondamenti ideologici di quella scena battezzata come isolazionismo: il soggetto come unico riferimento, come centro di ricezione attiva e passiva ed elaborazione dei flussi circostanti.
Curiosamente Cox parla di nessi fra questa concezione fatta di tagli e disordine organizzabile e la cultura africana, basata sulla ripetizione mai uguale degli eventi (“una successione di accidenti e sorprese” nella definizione di Hegel), a differenza di quella Occidentale, lanciata verso un futuro dall`obiettivo sempre schiettamente dichiarato.
Insomma un ulteriore motivo di interesse contenuto in questo notevole CD.
Già usciti per MillePlateauxMedia una ristampa di "Nuuk", bellissimo lavoro del 1997 di Thomas Köner, e l`esordio di Bizz Circuits (ossia Stephan Meissner, metà degli Autopoiesis, già noto come Random_inc.), entrambi arricchiti da un DVD.
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