Fourcolor è il progetto solista di un Keiichi Sugimoto, altrimenti con Minamo e Fonica, che sembra puntare alla ricerca del suono perfetto, della bellezza assoluta. Ma esiste la bellezza assoluta? O è come il moto perpetuo, al cui inseguimento più d`uno perse il senno? Tutte domande a cui ci è impossibile rispondere, se non constatando che chiunque tentò nell`impresa dovette fermarsi a pochi passi dalla meta, accecato dalla luce del sole, sconfitto dal suo calore che ne decompose le ali. Così fu per il John Coltrane di “A Love Supreme”, così per il Jimi Hendrix di Third Stone From The Sun, così per il Terry Riley di A Rainbow In Curved Air, così per il Robert Wyatt di Moon In June, così per il Fennesz di “Endless Summer”... Sugimoto, incurante della nebbia, si avvia ostinato verso un suo ciclo di perfezione, e lavora con il computer per montare suoni / risonanze della chitarra e field recordings, fino a tracciare questi paesaggi che, nonostante un nocciolo di leziosità , finiscono per conquistare con la loro purezza quasi priva di scorie. E` una musica che, come persa in un sogno, a tratti sembra dilatarsi verso l`infinito e altrove si chiude in loop senza via d`uscita. Non è certo l`originalità a distinguere questi due CD, sia chiaro, chè altri già tracciarono con mano più sicura paesaggi similari - Oval, Christophe Charles e parenti vari, ma su tale punto esistono più scuole di pensiero. Realizzare della bella musica utilizzando stilemi già sfruttati è forse cosa più facile che farlo creando ex novo? Direi proprio di no, anche perchè il gusto del nuovo serve spesso per mascherare delle autentiche porcate. Le differenze fra i due dischi, se guardati da lontano, sono minime, mentre sono ben visibili se lo sguardo, avvicinandosi, tende a focalizzarsi sui particolari. “Water Mirror” è fulgidamente sospeso nel nulla, cullato dal nulla, ed è facile perdersi nell`azzurra trasparenza delle sue profondità , cedere al suo fragile richiamo. Gli oltre 23 minuti di Steam, colonna sonora per il film “Frontier” presentato a Cannes dal regista sperimentale Jun Miyazaki, rappresentano il vertice di un percorso privo d`accidenti, con i suoni lunghi, onirici, le delicate armonizzazioni, il loop di voci, i rumori che mai giungono a prevaricare quella che, più che musica, è un invito alla riflessione, alla preghiera. “Air Curtain” è fatto della stessa stoffa, ma è più mosso, pastorale e bucolico, quasi solare, o festivo, comunque di una leggerezza ancor più palpabile, come quella de les coquelicots di Claude Monet. L`utilizzo di suoni tendenzialmente più brevi, a dare ritmo, così come gli echi, in un`attitudine quasi `dub`, permeano le sette tracce di un movimento indefinito, ma presente. Due colori, e due trasparenze diverse, quelli dell`acqua e dell`aria, mentre la prima tende a compattarsi l`altra tende a diradarsi, mentre la prima fluidifica verso un unico centro di gravità l`altra schizza via in direzioni plurime. Unica è però la mano, e si sente, che tali colori ha tratteggiato con così limpida poesia. Il nome dato da Sugimoto al progetto, confortato dal titolo dei due CD, fa pensare che il tutto debba essere completato con altri due episodi, ma vedremo prossimamente se ciò corrisponde alla realtà o si tratta soltanto di una mia fisima. Per il momento godiamoci queste due `creature di sabbia` in santa pace.
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