Un sentore che Tetuzi Akiyama stesse sempre più lasciandosi coinvolgere dalle varie sonorità che hanno attraversato la storia musicale del nuovo continente, si era già manifestato con l`uscita di “Don`t Forget The Boogie!”, uscito nel 2003 per Idea records, Lp che riuniva una serie di aggressive e `agguerrite` tracce registrate con la chitarra elettrica, sature di graffianti accenti e rimandi al rock blues americano dei `70. Non proprio un caso dati gli albori hard rock del chitarrista e l`importanza riservata a personaggi come Captain Beefheart.
“Oimacta”, differente nelle intenzioni, perdura in quei territori geografici ripercorrendo ed esplorando le vibrazioni ancestrali, esoteriche tramandate dal minimalismo storico americano di La Monte Young, The Theatre Of Ethernal Music, Henry Flynt...
Una tesi in parte avvalorata proprio dalla dedica del brano Lost Angels alla figura di Flynt che trova una maggiore conferma nella raffinata `drones music` pennellata dall`acustica di Akiyama in compagnia delle manipolazioni elettro-elettroniche dell`australiano Martin Ng: turntablist particolarmente conosciuto per i due lavori co-firmati con Oren Ambarchi (“Reconnaisance” e “Vigil”) e per la partecipazione all`interessante progetto-tour “Turntable Hell”, condiviso con due mostri sacri dei `piatti` quali Otomo e Martin Tétreault.
Paesaggi incantanti, dolcemente malinconici instillano nei cuori un aperto stato di quiete (le risonanze metalliche dell`acustica e i crepuscolari tappeti ambient di Kyua Scatterei), voli pindarici nell`isolazionismo oscuro, acuti echi delle corde risuonano nel vuoto e approdano nelle microfrequenze (spartane) costruite da Ng (Silver Brown). La lentezza acquista movimento, una spirale infinita di rumori circolari vengono esposti con un riposato equilibrio dell`armonia (la fluttuante scansione temporale di >Lost Angels e l` `orgia delle dissonanze` di Dolphin Jotel).
“Oimacta” è un disco caldo, adatto per sognare ad occhi aperti e Akiyama, staccandosi dalla maggioranza dei colleghi di Tokyo ancora impegnati nell`inseguire i silenzi estremi del suono, si conferma come uno tra i pochi artisti della nuova generazione del Sol Levante ad essere legato e attratto musicalmente dall`Occidente.
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