I dischi in questioni sono le tre ultime uscite del 2004 della Circumvention, indipendente etichetta californiana fondata dal sassofonista Jason Robinson (partecipe anche nei primi due lavori in oggetto), dedita alla produzione e alla diffusione di musica improvvisata. Questi lavori in particolare presentano tre diversi tipi di combo jazz. “Selektion Key Orchestra” del batterista Nathan Hubbard esibisce una mega big band da far concorrenza a macchine da guerra come la Little Huey Creative Music Orchestra di William Parker. In questo caso il campionario di strumenti è perfino superiore dato l`innesto anche di strumenti elettrici come la chitarra. In questo doppio cd ci troviamo di fronte ad una forma di improvvisazione che si colloca a metà strada tra la new thing e i gruppi legati negli anni 70 alla Tribe di Detroit ma anche al Miles Davis elettrico. Un equilibro che è davvero una sorpresa, quasi si suonasse su due piani sovrapposti ed equidistanti. Una mega orchestra che supera i trenta elementi ma che suona assolutamente perfetta, pulita e senza sbavature, in grado di passare con convinzione da momenti roboanti a più morbidi ed accattivanti fraseggi. Un connubio questo tra jazz elettrico e free jazz, a cui bisognerebbe aggiungere anche le influenze contemporanee europeistiche e un suono non estraneo alle produzioni AACM. Ci sono parti assolutamente da applausi come nel primo segmento di raincastle, nello spoken poetry di sleeping against other warnngs (limited only by our dreams), nelle percussioni afro di east on 53rd street e nel noise di a murder of crows. I pezzi non seguono mai una struttura ortodossa ma presentano stravolgimenti e cambi netti di direzione; le atmosfere sono tanto vicine al jazz da club quanto alla musica da strada con, in più, un`apertura al rock, al funk, alle soundtracks e ai field recordings.
Il piccolo combo è invece quello schierato dal sassofonista David Borgo che, pur coadiuvato da molti musicisti, li sfrutta con parsimonia e in maniera alternata. Ospiti graditi, oltre al padrone di casa della circumvention Jason Robinson e allo stesso Nathan Hubbard di cui sopra, alcune presenze di spicco come il pianista Anthony Davis e il Trombonista George Lewis. Proprio il brano con il mitico trombettista (oddity) ci presenta una versione meno prevedibile e leziosa delle uscite recenti dei Vandermark 5 e quindi certamente più intrigante di questi ultimi. Ne da conferma il resto del disco che vive di momenti e umori sempre diversi; a Borgo piace mischiare le carte, dal terzetto di sax (la meditativa sync e la new thing di swarm) alla pratica solitaria (l`evocativa conversations with the not-self) e ai duetti con piano e batteria (forse la parte più avvincente del disco).
Il disco di Ellen Weller è invece una via di mezzo tra la grande e la piccola orchestra. Ritroviamo ancora come presenza fissa George Lewis e Nathan Hubbard insieme ad altri musicisti e a una maggiore varietà di strumenti (la stessa Ellen Weller ne suona tantissimi). Il suo è un concept sulla possessione e l`esorcismo e la loro influenza sulla musica, in particolare ottenuto tramite l`innesto di elementi religiosi all`approccio musicale e improvvisativo; musicalmente è, tra i tre, il lavoro più sperimentale, molto influenzato dalla contemporanea e dall`avanguardia ma anche da sprazzi di modernità ben regolamentati come l`incedere di unfinished business o i momenti di rilettura della tradizione ebraica (inner struggle; the rebber`s premonition (doina)).
Dire qual è il mio preferito dei tre è difficile; tutti sono dei riuscitissimi dischi consigliati a chi è interessato alle vicissitudini del jazz attuale. Un plauso a loro e alla Circumvention che da anni non smette di presentare al pubblico dischi degni di nota e di dare un senso a chi oggi si domanda dove stia andando il jazz attuale.