A neppure un anno dallo stupefacente “Metafonie” Roberto Fega si rifà vivo con un nuovo CD-R affatto diverso ma altrettanto riuscito. “Agosto Romano” è una di quelle composizioni che possiamo comunemente definire come `movie without images`, potrebbe fare un figurone nella serie `il cinema per le orecchie` della Metamkine, e mette in mostra l`abilità di Fega nell`abbinare flash sonori all`apparenza discordi, come in una foto ben riuscita, arricchendoli però di quel dono che è una coerente sequenzialità d`immagini, utilizzando cioè l`arte magica del fare cinema.
Quanto viene perso in spontaneità e freschezza è recuperato in un senso d`ordine, comunque libero e non imposto, che rivela una maturità ormai raggiunta.
Nel disco precedente venivano superati i confini della forma mentre in “Agosto Romano” quei confini vengono solo sfiorati, costeggiati, guardando cosa c`è oltre, lasciando intendere cosa c`è oltre, in una ricerca del compromesso che trova soluzione in fugaci melodie, giungano esse dagli (s)fiati di un ottone e di una voce femminile o dal bighellonare sulla tastiera di un pianoforte...
oppure quei confini vengono superati sognando cosa c`è oltre, ben al di là di Tombouctou, come suggeriscono alcuni momenti dal respiro gustosamente esotico, forse suggeriti dal grande caldo di quell`Agosto. Il richiamo della sabbia, del deserto, di un cielo sconfinato... sospeso sopra i tetti di Roma. Le piste del sale, le carovane... che partono dalla fermata del tram. Forse Fega, in “Agosto Romano”, narra di questo, di una prigione per il corpo, ma non per la mente, di un sogno ad occhi aperti che, pian piano, si trasforma in suoni, densi e opachi come l`aria di quell`estate... come il ribollimento di un asfalto che ha cancellato per sempre la sabbia, e con essa il piacere di camminarci sopra.
L`unico rimpianto, come per “Metafonie”, è rivolto ai molti - troppi - che non potranno ascoltare un CD distribuito in un numero limitatissimo di copie. La speranza è che entrambi i lavori vadano comunque a depositarsi in quel limbo destinato agli innocenti per essere ripescati un domani, magari prossimo, dai soliti appassionati di `archeologia sonora`.
Pensavo che non avrei dimenticato l`estate del 2003 per due motivi: la terza edizione di Superfici Sonore - un`esperienza che in qualche modo mi ha segnato - e la canicola, con tutto quello che n`è derivato, dalle lunghe notti in bianco alle frotte di vespe che cercavano refrigerio nell`ombra creata dagli ingressi delle case...
“Agosto Romano” è un terzo motivo per non dimenticare...
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