Fra i significati del termine `blink`, quello che trovo più confacente a questi nove brani è `ammiccamento`, anche se `dialogue` potrebbe essere più adatto a descrivere il rapporto che lega i due `batteristi`. Ciò che potete ascoltare non è lo sfizio dettato da una collaborazione dell`ultima ora, magari improvvisata in fretta e furia, ma il risultato finale, e lungamente atteso, di una lunga gestazione che ha avuto i due musicisti quali protagonisti di un rapporto di reciproca stima. Ricordo con piacere che il secondo disco dei Repeat, il duo formato da Jason Kahn e Toshimaru Nakamura, fu pubblicato dalla For4Ears di Müller; così come la Cut di Kahn ha pubblicato, in tempi più recenti, “Momentan def.” del trio Müller, Korber & Steinbrüchel, sul quale abbiamo già speso lodevoli parole.
Quello dei due musicisti è un percorso sviluppato in modi e in tempi diversi, ma che pure è andato avvicinandosi fino alla straordinaria convergenza venutasi a creare negli ultimi anni, una convergenza che non coinvolge soltanto i modelli espressivi ma anche l`attitudine e l`ambito produttivo e distributivo, e che, di conseguenza, era logicamente destinata a sfociare in questa collaborazione a quattro mani. Partiti entrambi con il percuotere pentole e tegami, l`uno ha inseguito linearmente, e per gradi, le esperienze elettriche ed elettroniche, fino ad approdare ad una sorta di estetica post-riduzionista, mentre l`altro si è mosso a raggiera, verso le esperienze etniche, la musica ripetitiva, l`improvvisazione, l`elettronica, il feedback, i field recordings....
Sarebbe comunque riduttivo limitare il CD a questi pur fondamentali aspetti, perchè c`è dell`altro, dal momento che “Blinks” rappresenta il frutto maturo di una `liberazione`: la `liberazione` definitiva del batterista da ruoli di gregariato (se pure di lusso), di evidenziatore ritmico o, al massimo, di band leader che deve assegnare ad altri la realizzazione delle proprie idee. Si tratta però i una `liberazione` che non esige la rinuncia a nessuno degli elementi già acquisiti; e in “Blinks” c`è ritmo, c`è essenzialmente ritmo, molto più ritmo di quello che è possibile trovare in qualsiasi scansione utile per saltellare in discoteca. Nella saturazione di questi suoni c`è il boato delle orge di tamburi portate all`eccesso, così come nella loro ripetitività ciclica c`è il ritmo delle preghiere tibetane, e in ogni beat, in ogni pulsazione, seppure richiede concentrazione per essere percepito, c`è il succo di quel ritmo vitale che ha fatto, e che fa, muovere il mondo... quel ritmo che è possibile ritrovare nel canto di un uccello come nel pianto di un bambino, nella corsa di un predatore come in quella della sua preda, nel battito della pioggia come nell`ondeggiare del mare, nella contrazione delle ghiandole salivari come nell`amplesso di due corpi in amore.
“Blinks” è, per l`odierna musica elettro-elettronica, il corrispettivo di quello che per la musica afroamericana fu, negli anni Settanta, “Dialogue Of The Drums” di Andrew Cyrille e Milford Graves.
Una particolare attenzione dovrebbe essere dedicata anche alle prossime realizzazioni dei due musicisti, fra le quali si annuncia quanto mai interessante un'esecuzione di Jason Kahn su partiture per piatti scritte da Taku Sugimoto (in uscita per la Cut). All'erta.
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