Ciò che ho sempre apprezzato della Amplexus, prestigiosa etichetta italiana nota anche in ambito internazionale, attiva ormai da dieci anni in quel settore della musica elettronica che vede nell'area `ambient` il suo maggior punto di riferimento, è il coraggio, la sincera passione, la nota professionalità , ma di più ancora la particolare indipendenza da `mode` e più o meno estemporanee `tendenze` con cui Stefano Gentile, responsabile dell'etichetta, ha portato avanti il proprio lavoro in un arco tanto ampio di tempo.
Tutti gli appassionati del genere che insieme a me hanno visto nascere e crescere la Amplexus ricorderanno le prime `storiche` ed elegantissime edizioni di Mini-CD contenuti in originali confezioni in cartoncino di ampio formato, valorizzate da splendide grafiche, e orientate alla produzione di lavori di artisti che, di lì a poco, sarebbero divenuti punti di riferimento assoluti, quali Steve Roach, Robert Rich, Michael Stearns, Vidna Obmana, Mathias Grassow, Amir Baghiri o il `nostro` Alio Die...
Dei veri pezzi da collezione, oltre che un significativo `pezzo` di storia nell'ambito della musica ambient, ma soprattuto magnifiche produzioni, e musica di grande pregio che ha davvero lasciato il segno, una musica ben diversa da tanta anonima e insignificante `tappezzeria sonora`, priva di idee e personalità , che ha circolato per anni e che tutt'ora circola furbescamente `etichettata` come musica ambient, contribuendo peraltro a generare gran confusione a livello di informazione, tanto è che in molti sono arrivati a credere che persino la musica di sottofondo trasmessa in programmi televisivi come "Alle falde del Kilimangiaro", o musica finto mistica-terapeutica-salutistica ascoltata durante siparietti dedicati a medicina `alternativa` in programmi TV di intrattenimento mattutino tipo "Vivere meglio", possa in qualche modo essere definita musica `ambient`.
Noncurante di mode, tendenze e controtendenze che hanno caratterizzato quest'ultimo decennio, critiche più o meno motivate, e senza anteporre il mero comodo `commerciale` alla propria passione e al proprio desiderio di produrre musica di grande qualità e in qualche modo innovativa, facendo delle scelte che talvolta hanno fatto discutere ma che con certezza rivelano la grande passione e sincerità con cui la Amplexus porta avanti i propri progetti, Stefano Gentile ha saputo rinnovare nel tempo le proposte musicali dell'etichetta allargando i propri orizzonti e cambiando spesso direzione, non per inseguire questa o quella moda, quanto piuttosto per soddisfare un proprio personale desiderio di ricerca di qualcosa di diverso, per vedere finalmente realizzata su CD tanta musica che altrimenti, proprio perchè spesso al di fuori degli schemi, delle mode e delle logiche di mercato, non avrebbe trovato il giusto spazio e probabilmente non sarebbe stata prodotta in forma ufficiale da altre etichette.
A conferma di queste mie considerazioni, e arrivando dunque a parlare del doppio CD oggetto di questa recensione, voglio subito far notare come, per precisa scelta, si è preferito non indicare, nè tra le note di copertina, nè nei comunicati promozionali che hanno accompagnato l'uscita di questo doppio CD, il fatto che dietro la sigla Wintersilence si celino in realtà artisti del calibro di Mathias Grassow e Klaus Wiese, nomi che non necessitano certo di presentazione, e la cui menzione `ufficiale` avrebbe certamente garantito in partenza una particolare attenzione da parte del pubblico, e una discreta quantità di copie acquistate, per così dire, `a scatola chiusa`, data la `garanzia` offerta dai nomi stessi.
Prima di entrare nei dettagli, voglio ancora aggiungere che se appartenete alla categoria dei `fans` della `sperimentazione` estrema a tutti costi e dei forzati di quel tipo di `sperimentazione` molto di moda in questi ultimi tempi, le cui `opere` sono costruite esclusivamente su rumorismi, improvvisazioni, concettualismo estremo, `alternativo`, pseudo-culturale e pseudo-intellettuale, magari condìto da un alto tasso di esibita politicizzazione (aderente a qualsivoglia corrente politico-ideologica), allora farete bene a tenervi alla larga da questo CD.
Infatti, ciò che regna nei 153 minuti di durata di quest'opera, è fondamentalmente musica `vera`, intesa cioè in senso abbastanza `tradizionale`, considerando ovviamente che si tratta pur sempre di materiale sonoro di matrice non certo troppo convenzionale nè d'impronta evidentemente popolar-commerciale.
In questi due dischi, alloggiati in una splendida confezione in digipack, sembra di poter ritrovare una eccezionale sintesi di influenze musicali di tipo anche molto diverso, esplorazioni in universi sonori apparentemente anche molto distanti tra loro ma in realtà assolutamente paralleli e strettamente collegati da elementi di congiunzione che rendono quest'opera estremamente coerente, seppure nel contesto di un variegato caleidoscopio di suoni, emozioni, influenze, citazioni, riferimenti, stili, approcci compositivi...
Così in uno spettacolare viaggio sonoro nel tempo e nello spazio, tra scenari e atmosfere di ogni tipo e genere, si trovano a convivere perfettamente spettacolari mantra elettronici, momenti di stasi crepuscolari dal forte carattere introspettivo, sonorità di strumenti etnici, ora di derivazione orientale (sitar, tablas, tamboura...), ora d'impronta più prettamente arcaica, primitiva e rituale (didjeridoo, rainstick, percussioni varie), parti ritmiche di drum-machines e distorti suoni di chitarra elettrica di apparente derivazione black metal (!!!), splendide parti vocali, sussurri, discese in territori dalle atmosfere oscure adiacenti a situazioni di tipo dark-ambient...
Mi rendo conto che, descritto così, questo doppio CD possa apparire proprio come una delle tante operazioni commerciali di contaminazione musicale a vasto raggio che negli ultimi anni ha trovato grande riscontro e che si è manifestata in forma di CD intitolati ad esempio, in modo davvero eloquente, “Buddha Bar" (volumi 1, 2, 3, 4, 5 e via dicendo...); ma anche i più sospettosi potranno avere fiducia nel fatto che non si tratta di nulla di tutto questo anche solo considerando che, seppure in forma non ufficiale, dietro il progetto Wintersilence si celano artisti di indiscutibile integrità artistica come i già citati Mathias Grassow e Klaus Wiese, e non giovani DJ da strapazzo in vena di estemporanee `stranezze` musicali elettro-esotiche di facile impatto e facile consumo ...
Forse al primo ascolto di "Transmission Fields" potreste rimanere un po' `spiazzati` di fronte a tanta ricchezza di suoni e di idee; l'assuefazione in qualche modo `forzata` all'ascolto di tanti CD che da anni suonano tutti uguali e che troppo spesso hanno ben poco da dire, che continuano a rimanere ancorati a schemi troppo rigidi e predefiniti e a cui manca il vero coraggio di andare un po' `oltre`, potrebbe in qualche modo indurvi a giudicare con troppa fretta e superficialità questo "Transmission Fields"...
Ma se almeno per una volta saprete aprire le vostre menti, scrollarvi di dosso tutti i dogmi e abbattere quelle `gabbie ideologiche` nelle quali il più delle volte finiamo inconsciamente nostro malgrado a trovarci rinchiusi, e se ovviamente amate la musica e sapete cogliere la differenza tra maldestri assemblatori di suoni/rumori e artisti di grande spessore, capacità , e (perchè no?) anche grande valore intellettuale, che hanno fatto della musica la propria principale ragione di vita, allora sarete in grado di apprezzare e amare questo doppio CD come pochi altri ne avrete amati in questi ultimi anni...
Pensate di essere pronti a compiere il grande `salto`?
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