Fra i dischi di questo autore già trattati quello che si avvicina di più al presente dittico è “Gemina”, dal momento che anche qui il materiale proposto verte su composizioni per una strumentazione di tipo classico: solo pianoforte in “Stanze” e tre quartetti d'archi (ma uno di essi è un `piano quartet`) più un duetto violino - violoncello in “String Quartets”. E proprio quest`ultima composizione, il duetto, appariva anche su “Gemina” in versione peraltro ridotta (meno di 5 minuti contro gli oltre 11 di questa `full version`).
Un altra peculiarità dei due dischi consiste nel fatto che tutti i brani - ad eccezione di Prima stanza che compariva in “Voce d`Orlo” pubblicato nel 2009 su Rai Trade - sono prime registrazioni mondiali.
Ho fatto ascoltare “String Quartets” ed ho chiesto un`opinione.
«E` musica classica contemporanea», m`è stato risposto.
Grazie per l`illuminazione, pensavo che erano cipolle!!!!!
Sarebbe facile poter fare una recensione così: «è jazz»... «è rock»....
Sarebbe come rispondere al cameriere che vi chiede un giudizio sul primo piatto: «era minestra» o «era pastasciutta». Ma c`è differenza fra tagliatelle e spaghetti. Così come c`è differenza fra tagliatelle al ragù e tagliatelle al pomodoro. E anche fra tagliatelle fatte artigianalmente e tagliatelle di produzione industriale....
“String Quartets” è indubbiamente un disco di musica classica contemporanea, ma ciò non basta a definirne il contenuto quindi, pur partendo da tale assunto inconfutabile, va aggiunto dell`altro.
Innanzi tutto ne definirei il contenuto come puntillismo sonoro, almeno in alcune parti.
In secondo luogo direi che Coluccino utilizza i suoni per pennellare alla stregua di un pittore astratto, con la differenza che quanto quest`ultimo distribuisce su una tela, in questi quartetti viene distribuito nel tempo, e con ciò alle variazioni di colore e ai cambi d`intensità , oltre agli intrecci e alle sovrapposizioni di questi colori, si aggiunge anche la durata della loro persistenza. E` come una pittura dinamica, quella di Coluccino, paragonabile quindi al lavoro su schermo fatto da alcuni VJ.
In terzo luogo “String Quartets”è contemporaneamente un disco minimalista e massimalista. Minimalista nelle brevi frazioni di tempo, in quanto non viene mai fatto il pieno sonoro, e i silenzi hanno un loro ruolo essenziale, alla maniera di Cage e quant`altri. Massimalista perchè nel loro compiersi, difformemente dai piccoli frammenti, è possibile individuare in questi quartetti una variabilità , per colori, soluzioni e strutture, impressionante, e non v`è mai la tendenza ad un adagiamento sul talamo della ripetitività .
Alla stessa maniera se chiedessi alla stessa persona un`opinione su “Stanze”, sono certo che mi verrebbe risposto: «è musica per pianoforte».
Una risposta ancor più significativa dacchè nella stessa copertina del disco sta scritto a piè di pagina «Alfonso Alberti, piano».
Ascoltando il disco in successione all`altro è subito riconoscibile la bella ed elegante calligrafia proveniente dalla stessa mano. Emerge anche un aspetto ben presente pure nell`altro disco, e che sopra ho tralasciato di segnalare, e riguarda l`attenzione che comunque Coluccino dedica alla melodia, a differenza di molti autori contemporanei nella cui scrittura predomina la dissonanza. Non vorrei dire una scemenza, ma trovo che, pur nella loro dilatazione e nella loro rarefazione, queste “Stanze” molto debbano ai Notturni di Chopin. Per il resto il disco appare come un percorso in vari luoghi dell`io, e narra con forza (non fisica ma spirituale) di un`interiorità frastornata dai dubbi e dalla curiosità , ma anche da una costante ricerca dell`assoluto.
Entrambi i dischi, affiancati agli altri di cui abbiamo già scritto o che abbiamo solamente citato, vanno a completare la mappa intorno ad un autore estremamente sensibile sul quale, se possibile, ritorneremo con un`intervista.
Le confezioni, come si conviene alle pubblicazioni Col Legno e Neos, sono molto belle, eleganti ed estremamente accurate.
Ps: di Osvaldo Coluccino è stato appena pubblicato un nuovo disco intitolato “Oltreorme” su Another Timbre.
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