Torna questo collettivo misto (Olanda, Germania e Canada / metà al femminile e metà al maschile) a breve distanza dall`ottimo esordio “Cut a Caper”, e torna con un CD registrato nuovamente durante un`esecuzione pubblica. Cambia però, questo sì, il luogo delle registrazioni, che dal tempio del jazz olandese (il Bimhuis di Amsterdam) si sposta all`Ironworks di Vancouver.
Il disco pare ancor più messo a fuoco del suo predecessore, tanto che lo reputo consigliatissimo per quel pubblico in cerca di un jazz non tradizionale ma neppure spinto verso quelle forme di autismo proposte, in altre situazioni, anche da qualche elemento di questo sestetto.
Ognuno dei 6 titoli fa cronaca a se, in `een verhaal` comunque coerente che dalla prefazione percussiva di Tracks si spinge fino alle atmosfere psycho-cinematografiche di A `n B.
Del resto in tutte e 6 le improvvisazioni soffia aria di destrutturazione / strutturazione, con flash improvvisi - e spesso imprevisti - che comprendono `europese echo's` alla Altena, onomatopeie in stile Mingus e vagiti ancestrali di fiati come comanderebbe, se fosse vivo, nonno Ayler.
Una grattatina di ostinati psicotici, qualche scorza di puntillismo, un po` d`ambient quartomondista, e il brodetto è pronto per essere servito.
E` compito vostro fargli festa.
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