Passare ore a chattare in rete, prevalentemente di notte, con sconosciuti, armati di microfono e una webcam. Indossare qualche decina di maschere auto costruite da collage: volti di attrici, mostri, personaggi di varia provenienza. Vedere che reazioni hanno gli altri, quelli dall`altra parte di internet, ovunque siano, chiunque siano. Registrare tutto. Farne un cut-up selvaggio, diciamo alla Hafler Trio, o alla The Haters, ma senza un briciolo di intento intellettuale. Metter sotto qua e là un accordo lieve, con un costante phaser, una tessitura quasi new age. Pubblicare il tutto su un nudo CD-R racchiuso in una nuda bustina con foglio di carta stampato a casa.
Tra le parole che si intercettano nell`angosciante casino di questi dialoghi insensati in inglese, giapponese, svedese e chissà cosa, quelle d`una donna dall`accento romano: “MA CHE CAZZO STAI FACENDO? Ma è un malato mentale...”. E una risata.
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