«l'Arte non dorme mai dove le abbiamo preparato il letto (Jean Dubuffet)».
«La nostra limitatezza cognitiva ci impedisce di porci le domande giuste.... (Noam Chomsky)».
Queste due frasi, che stanno in apertura e chiusura del libro, racchiudono tutta la vita, tutta la filosofia e tutta l'attività artistica di Amalia Del Ponte, una scultrice che non ha mai seguito sentieri già tracciati nè si è mai limitata nel porsi quei quesiti che potevano (anche solo) avvicinarla ai concetti di bellezza assoluta e di verità .
Il libro, attraverso suoi scritti e scritture d'altri, compie in maniera eccellente il compito (non facile) di trasmetterci il non trasmettibile, e di calarci nel mondo di questa sensibile artista.
A pagina 124 c`è un suo bel ritratto, tracciato da Paolo Repetto nel 2006, che riporto quasi per intero:
«Tra gli artisti del nostro tempo che hanno ricercato un'unione tra arte e musica, materia e suono, Amalia Del Ponte si distingue per determinazione e grazia ed eleganza. Si può avere il piacere di incontrarla, tra le strade più antiche e silenziose di Milano. Si può tentare, con la sua persona fisica, un dialogo, un incontro, una testimonianza.
Ma, come le sue sonore sculture di pietra, sembra appartenere a un altro mondo: è qui tra noi, appare con la sua compassata presenza, è fatta come noi di carne, sogni e speranza, tuttavia la sua riservatezza, la sua calma figura grigio e argento, i suoi silenzi, rimandano ininterrottamente a una dimensione ulteriore, a uno spazio rarefatto e appena percepibile. Come tutte le persone ricolme di ideali e di utopie, come tutte le menti tese a una visione 'impossibile', la Del Ponte vive in una sua particolare dimensione, allude a un luogo riccamente spirituale e metafisico.
Può la parola, il limite di un suono che rimanda a qualcosa di circoscritto, descrivere il magnifico sogno dell'invisibile che si fa visibile, del materiale che diviene immateriale? Può il concetto, il logos, il discorso, enunciare i misteri di una presenza che si fa spirito e di uno spirito che si tramuta in sostanza?...
Come un inedito liutaio, la sua mente progetta curiosi strumenti: lastre, tamburi, gong, incudini, che rievocano il fascino di antichissimi templi...».
Raramente succede di veder recensiti dei libri in questo spazio, ma nell`occasione l`operazione è doppiamente giustificata, dacchè all`interesse per il libro si associa la contingenza che vuole la Del Ponte, oltre che scultrice, anche realizzatrice di sculture sonore.
L`argomento `scultura sonora` non è nuovo ma, mentre solitamente queste vengono realizzate da musicisti (Mario Bertoncini, Robert Rutman, Paul Panhuysen...), è piuttosto raro incontrare scultori che indirizzano la loro opera verso il suono.
A pagina 164 di “Risonanze orbitali” si legge:
«In genere, si parla delle relazioni tra arti visive e musica più in riferimento alla pittura: la scultura è un caso a sé, ma presenta interessanti coincidenze, oltre a quelle di Melotti. Amalia Del Ponte, infatti, è scultrice, sostanzialmente, e lavora con materiali che vanno dalla pietra, al ferro, al plexigas.
Ha creato, nell'arco di una ventina d'anni (i primi lavori 'musicali' sono del 1980), opere che sono destinate a essere suonate: il suo caso, quindi, è quello di una scultura che è interpretata musicalmente. La Del Ponte ha coinvolto, per questo, musicisti di diverse provenienze, caratteri e culture, che hanno prodotto operazioni performative in ambienti che sono più nel campo delle arti visive che degli spazi da concerto...».
Come ulteriore elemento in grado di fare luce su questa artista (fondamentalmente) così schiva, vi riporto un breve estratto da un ping pong telematico che ho avuto di recente con lei:
«Per quanto riguarda i felini, non ho paura.
Ne abbiamo 3. Questo è Pong, il mio preferito».
A gatti ti batto nettamente.... 7 che gironzolano per casa (o nei pressi) e 3 che vivono nei pressi di una casa momentaneamente in abbandono e ai quali
fornisco il cibo.....
cerco di non fare preferenze ma 2 si contendono aspramente i miei favori (puzzona e spolvera)....
mentre la più bella è andrea!!!!!!!!!!!!!!!!
«...non credo che Andrea sia più bello/a di Don Pong!...».
Il mio invito non è rivolto solo all`acquisto del libro, tanto per chiudere in chiarezza, ma anche alla ricerca del CD “Lithovocis”, pubblicato nel 2006 e nel quale ben 6 percussionisti di diversa nazionalità si cimentavano con alcune delle sculture sonore in pietra uscite da questa magica fonte di sincera creatività .
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