Akoustic Desease è una piccola etichetta che sta pian piano facendo ben parlare di sè nell`ambito della musica sperimentale, proponendo un materiale parecchio vicino alla più blasonata americana Digitalis Industries, tra i cui artisti in rooster compare proprio l`autore del primo dei sedici brani del CD, il neozelandese Seht. Si va così dalla sua ambient cupa e mischiata a fields recordings alle eteree note di chitarra spaziale e sax di Cold Solemn Rytes In The Sun (Valerio Cosi ed il chitarrista Wilson Lee di Hong Kong), per poi passare alle scomposizioni (questa volta meno estreme e più godibili del solito) di Salvatore Borrelli/(etre) ed al quasi pop (con tanto di ritmica in sottofondo) di K-Conjog (Fabrizio Somma di Napoli). Di nuovo in atmosfere alla Seth, ma molto più lo-fi, con il collettivo americano Stonebaby, autore qui di un`impro da dieci minuti, ruvida e stridente, cui seguono con forte scarto le note del bravissimo Mark Hamn (vd. il top di qualche tempo fa di “Je Dechire...”, da cui questo splendido brano per chitarra e suoni acquei è tratto). Dopo di lui arrivano i non meglio identificati Clan e la loro musica percussivo-sghemba (non distante da “A Sucked Orange” di Nurse With Wound) e l`ormai conosciutissimo Fabio Orsi, che anche qui non delude, proponendo un rilassato ed etereo brano per chitarra, basso e droni lievi, per poi passare a Donato Epiro, la cui composizione ricca di suoni da fonti svariate (dalle voci agli oggetti alle percussioni) disorienta per poi catturare l`attenzione con forza.
A rafforzare il legame con Digitalis eccone proprio il responsabile, ossia Brad Rose, che a nome Alligator Crystal Moth (con Micheal Donnelly dei Brother of the Occult Sisterhood) ci riporta nella pischedelia più lisergica in un mantra dal sapore orientale accompagnato da una sorta di gong. Unico europeo non italiano, il francese A Man & A Guitar non tiene fede al proprio moniker ma canta strimpellando sì una chitarra, che però si perde in una serie di rumorini ludici e aritimici, dove un ritmo regolare trasforma però il tutto in un`altra gradevole bizzaria pop sul tipo di K-Conjog. Non troppo distante la traccia (ancora una volta a bassa fedeltà ) degli americani (VxPxC), sorta di Pere Ubu in acido (non solo in virtù della voce lagnante), lontanissimi dal rumore quasi industrial di un Valerio Cosi qui molto meno facile rispetto ai lavori in collaborazione con altri: è solo un assaggio del noise davvero brutale (siamo in territori Merzbow o simili, ma arriva dal “Giardino di Mirò” Jukka Reverberi!) di Die Stadt Der Romantische Punk, il cui brano ha però il pregio di sapersi evolvere in stati meno rumorosi fino a raggiungere una calma quasi ambient. Da lì riparte la texana The Mighty Acts Of God con quella che potrebbe essere la valida colonna sonora di un film di Lynch (quindi eccoci in territori da Badalamenti), per chiudere con il miminalismo dissonante di throuRoof.
Finita questa forse non doverosa tirata descrittiva, un commento sull`album nella sua completezza resta ad ogni modo difficile... di certo se ne deve premiare la qualità media dei brani ed il coraggio nell`eterogeneità delle proposte, dove forse sfugge il riferimento all`uomo cui il disco è dedicato, l`austriaco Friedensreich Hundertwasser, bioarchitetto (nonchè pittore, scultore ed ecologista). Il concept emerge certo nei titoli dei brani ed ha in qualche misterioso modo contribuito a creare un`atmosfera comune che salva il CD dal`essere un`accozzaglia di brani, per trasformarlo invece in una bella compilation di validi artisti.
Una confezione forse meno spartana e con qualche nota in più avrebbe giovato, ma come alcuni spesso dicono `quel che conta è la musica`.
|