Autore disco: |
Zu & Nobukazu Takemura // Black Engine |
Etichetta: |
Atavistic (USA) // Wallace (I) |
Link: |
www.atavistic.com www.wallacerecords.com |
Formato: |
CD |
Anno di Pubblicazione: |
2007 |
Titoli: |
1) alone with the alone 2) the culprit 3) standing on this zero spot 4) new buddhas in stock 5) usual conversation with yama 6) awake in the next room 7) everyone gets his own nemesis 8) deliver me from the book of self // 1) hate clowns 2) ku klux klowns 3) bones circus 4) fishtank midget surfer 5) a wolf day 6) cut it, pack it, ship it 7) mene tekel peres 8) controversy over the east bank 9) the humiliation of an impotent god 10) ignite isolate |
Durata: |
40:43 // 43:15 |
Con: |
Massimo Pupillo, Jacopo Battaglia, Luca Mai, Nobukazu Takemura // Massimo Pupillo, Jacopo Battaglia, Luca Mai, Eraldo Bernocchi |
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Bassi e alti |
x Alfredo Rastelli |
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Dopo i quartetti con Ken Vandermak, Mats Gustafsson e Fred Lonberg-Holm (chissà quali dimentico), i tre Zu ci riprovano con altri due progetti, uno con il dj Nobukazu Takemura e il secondo con l`ingegnere elettronico Eraldo Bernocchi (con quest`ultimo uniti sotto la ragione sociale di Black Engine). Dei due, sulla carta, il più intrigante appare certamente il primo, per via della musica, direi opposta, solitamente prodotta dai Zu e da Takemura. A conti fatti però le due entità (Zu e Takemura, definiamole così) non trovano se non in alcuni casi, quel punto di incontro a metà strada che tanto ci si aspettava (vedi l`ottima awake in the next room, la conclusiva, notevole, deliver me from the book of self, o alcuni rari passaggi di (usual conversation with yama), lasciando poi che, nelle restanti tracce, siano le singole caratteristiche dell`uno a prevalere fin troppo smaccatamente sull`altro (la lunga usual conversation with yama per il dj giapponese, standing on this zero spot per Zu). Insomma, tutto ci saremmo aspettati tranne pezzi come questi in cui l`apporto di uno è pressochè nullo a discapito del sound dell`altro (non sto dicendo che siano brutti ma stra-conosciuti, soprattutto nel caso degli Zu). Alcune tracce poi come alone with the alone e the culprit, rimangono a mio avviso non sviluppate al massimo delle loro potenzialità (tra le due, meglio la prima comunque), con un`elettronica troppo in secondo piano e di contorno su una linea di basso fin troppo lenta e prevedibile (soprattutto nella seconda traccia), al che uno dei momenti più riusciti risulta alla fine essere il frammento new buddhas in stock, in cui due ritmi (uno prodotto dalla batteria di Jacopo battaglia e l`altro dal portatile di Takemura) si sovrappongo rincorrendosi tra loro. In definitiva sembra quasi più uno split cd che un disco in collaborazione. Se solo osassero di più in futuro.
Del tutto votato all`impatto e all`aggressività è il progetto Black Engine, come detto, nato dall`addizione Zu + Eraldo Bernocchi, qui alla chitarra. Visto che Bernocchi tutto è tranne che un jazzista, il quartetto propone un assalto sonoro d`impronta rumorista, in cui i Zu fanno i Zu (Pupillo al basso diventa sempre più metal, ascoltare tanto per dirne una a wolf day) e l`ospite grato il noise-rocker d`eccezione, proponendosi come ironico guastatore (ku klux klowns) o serio operaio del rumore bianco (hate clowns, la bellissima standing on this zero spot, cut it, pack it, ship it). In seconda di copertina del cd, Eraldo Bernocchi è accreditato solo come chitarrista ma, potete giurarci, non manca di utilizzare quell`elettronica con cui è tanto in confidenza anche se essa in maniera discreta e funzionale a donare compattezza sonora al tutto. Domina il noise (scaturito da basso e chitarra) ma rimangono presenti scorie jazz (batteria e fiati) (si ascolti a mo di esempio mene tekel peres), per un concentrato finale di pura cattiveria sonora.
Alla fine, globalmente, preferenza a Black Engine, più a fuoco rispetto all`altro e con i Zu sicuramente più a loro agio, ma quei pochi momenti alti di Zu & Nobukazu Takemura, sono veramente alti.
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