Che Berlino sia oggi una specie di capitale europea, se non mondiale, delle attività musicali - e artistiche in generale - sembra essere ormai un fatto indiscutibile, altrimenti non si spiegherebbe la confluenza verso quella città di musicisti provenienti dai quattro cantoni. Ed è quindi logico che molti occhi siano puntati su quanto avviene nella capitale germanica, la quale non manca di ripagare l`attesa attraverso pubblicazioni di grande spessore che, spesso, vedono la collaborazione incrociata fra vari elementi che bazzicano quella comunità , andando così a costituire una fitta rete in grado di intrigare fra le sue maglie anche l`appassionato più sfuggente. Kai Fagaschibski e Michael Thieke, entrambi clarinettisti, non vengono certo trattati in queste pagine per la prima volta, e non dovrebbero rappresentare un`incognita neppure per i nostri lettori meno abituali. Per la consistente scia che si trascinano alle spalle rimando alle sintetiche biografie presenti nei loro siti, limitandomi a ricordare come i loro interessi vagabondino dalla new thing meno primitivista alla musica creativa dei primi anni `70 del secolo scorso e dal minimalismo più riduzionista all`elettronica-elettroacustica con tendenze minimali. Questo duettare di clarinetti - legno e aria - rispetta tali influenze, andando a definire un microcosmo poetico, soffuso e delicato, che però è in possesso di una propria forza e di una innegabile geometria, a partire dalla scelta di disgiungerne il suono nelle due uscite dell`impianto stereo (Fagaschibski a destra e Thieke a sinistra). Anche in Lovetone, dove alla coppia si aggiungono i contrabbassi di Derek Shirley e Christian Weber, viene seguita la stessa procedura, mentre la song And the morning ed il lied Hauntissimo (for Lucy & Richard Stoltzmann) si adeguano necessariamente ad una forma geometrica triangolare: nella prima la voce e la chitarra di Margareth Kammerer ci trasportano verso sciccherie in bilico fra old-jazz e cantautorato di classe mentre il remix e la voce di Christof Kurzmann definiscono una gig `morbidamente` teutonica (vi giuro ch`è vero!!!). Ed infine il fascino esercitato da “Mainstream” non può che invitare a quell`opera di ricerca già insita nella struttura reticolare descritta ad inizio recensione. Di Margareth Kammerer e di Christof Kurzmann dovreste ormai sapere quasi tutto, mentre un primissimo approccio può riguardare i contrabbassisti Derek Shirley (canadese e residente a Berlino, dove collabora a vari progetti) e Christian Weber (svizzero e molto attivo, visitatene il sito www.christianweber.org, che abbiamo incontrato anche nell`ultimo splendido “Out” dei Day & Taxi)... ma è meglio fermarsi qui altrimenti si corre il rischio di andare troppo lontano. Un`altra annotazione per constatare come anche da quelle parti (a Berlino) non sia comunque tutto rose e fiori, almeno stando al fatto che i due clarinettisti si sono dovuti rivolgere ad una casa discografica giapponese per poter pubblicare questo notevole CD......... E, ancora, un`ulteriore domanda: ma si tratta proprio di mainstream? E cosa vorrà dire il nome che i due si sono scelti? E i quattro esempi faunistici della copertina, tutti a rischio di estinzione, non saranno una metafora sullo stato odierno della musica? Troppe domande senza risposta, e forse è meglio tornare all`unica certezza rappresentata dalla bellezza - direi pura - di questo CD. Allora, per dirla alla Jonathan Richman, `one more time...`.
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