E` un periodo di iperattività per i membri dei Bron Y Aur, incontrati negli ultimi mesi già nei Plasma Expander, Collettivo A6, a breve con il nuovo Bron Y Aur e adesso con questa Fuzz Orchestra (nelle persone di Fiè e Luca Ciffo). Cominciamo col dire che non è una vera e propria orchestra essendo questo un trio, completato dall`inserimento di Marco Mazzoldi alla batteria, mentre per quanto riguarda il `Fuzz` bisogna ammettere che, complice un flusso di chitarra fitto e intricato, la musica viene fuori molto stratificata. L`impronta della band è rock, nel caso della batteria, direi molto versante kraut, mentre le manipolazioni analogiche e il lavoro ai nastri di Fiè destabilizzano una struttura solida creata da chitarra e batteria. L`attacco de il potere, con un deciso ritmo di batteria seguito da un`ipnotica colata di elettricità chitarristica che esalta la drammaticità di registrazioni audio storiche, è estremamente rappresentativa riguardo le ideologie politiche ma anche strumentali presenti nel disco. La seguente omissis, che inserisce anche frammenti di registrazioni di musiche d`epoca, ribadisce come legare certe musiche a particolari contesti socio-politici sia una sfida che il gruppo riesce egregiamente a vincere. E` come se la musica vivesse di due anime sovrapposte: quella rock, più comunicativa, d`assalto (che trova sublimazione in ellisse fuzz, l`unico pezzo cantato), in definitiva la prima ad emergere, e una seconda, a livello sub-liminale, fatta di messaggi (al di là che siano di una certa rilevanza o meno) e suoni dotati di una natura comunicativa meno immediata ma certamente dal forte impatto emotivo (agosto80; noscosmic). “Fuzz Orchestra” ha come detto dalla sua una forte componente politica, che emerge quasi con fastidio nei campionamenti vocali presi da discorsi partigiani, propagande elettorali, notizie al telegiornale e `famose` rivendicazioni; a tutto si aggiunge l`ottima riproposizione della theme song de “la classe operaia non va in paradiso”, grandissimo film di Elio Petri musicato da Ennio Morricone (la bestia), quanto mai attuale visto la situazione precaria dei lavoratori emersa, chissà perché, solo negli ultimissimi giorni. Oscuri profeti o semplicemente normali persone senza prosciutto davanti agli occhi?
All`esordio col botto della Fuzz Orchestra, segue una band che il botto l`ha veramente fatto al tempo della sua prima uscita, “Tornare nella terra”, di due anni esatti fa, disco che ha catalizzato su di sè le migliori critiche del belpaese. Con merito. I Bachi Da Pietra di Giambeppe Succi e Bruno Dorella hanno catturato con la loro personalissima formula, sintesi di un corpo folk e di un`anima blues. Di quest`ultimo in particolare viene mutuata la sofferenza, il dolore, la lotta interiore e la voglia di vivere che sempre emerge, dopotutto, dai testi di gmb. “Non io” è un seguito che ripropone il sound del duo, rinverdendo le sensazioni percepite all`epoca del primo disco e mantenendo intatta quella qualità e quella bellezza che ce li ha fatti amare. In più, si sono soffermati sui particolari, ingarbugliando e sciogliendo matasse di trame, hanno perfezionato il loro suono, riuscendo a superarsi nel lavoro produzione (ad opera di Alessandro Bartolucci).
Devo confessare la difficoltà che ho incontrato nel recensire questo disco; sono ormai due mesi che me lo giro e me lo rigiro tra le mani, lo riascolto e lo ripongo nel posto a cui è destinato prima di riprenderlo nuovamente tra le manie e riprodurlo nel lettore; recensire materiali come questi, che mi toccano e mi destano dal torpore, non è mai facile; ma sfida più gradita non c`è.
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