Ad un primo ascolto questo CD non m'aveva convinto e, di conseguenza, avevo deciso di non recensirlo. Ma è mia abitudine dare sempre una seconda, una terza, una quarta ed anche più possibilità , ai belli come ai brutti. Nei primi finisci magari con l'individuare dei particolari o delle sfumature che li fanno sembrare meno belli mentre nel caso dei secondi puoi imparare ad apprezzare qualche espressione che di primo acchito t'era sfuggita. A voler essere poetici l'approccio ad un disco è come una conquista amorosa: a volte scatta il cosiddetto colpo di fulmine mentre altre sono necessari tempo e pazienza; altre volte un approccio iniziale esaltante cela una realtà profondamente deludente ed altre ancora scopri che un aspetto all'apparenza insignificante nasconde di fatto centomila sfaccettature in grado di farti perdere la ragione. E così questo disco del Bosetti, che al primo approccio m'era sembrato poco significativo (e chiedo venia per aver peccato di superficialità e di presunzione), m'ha rivelato in seguito tutto un suo mondo ricco di fascino e di stimoli per l'udito, per i sensi in generale ed anche per la fantasia. Il CD raccoglie in parte la componente sonora di un'installazione, che si è tenuta presso l'O'artoteca di Milano nel contesto di un programma chiamato O`A.I.R., basata su 33 flash dall'impostazione e dallo sviluppo improntato verso la più classica scuola ripetitiva. Da una parte ci sono le parti testuali, recitate in inglese dalla voce coinvolgente di Audrey Chen ed esposte in loop, e dall'altra ci sono i suoni del Bosetti, delicati e quasi ambientali ma comunque in grado di saturare la `zona` destinata a contenerli. Il tutto è soggetto a piccole distorsioni e variazioni che modificano talvolta le prospettive d`ascolto.
Inizialmente mi ha colpito in particolare Exposè #16, dove viene utilizzato come canovaccio un testo a svolgimento circolare recuperato dalla tradizione novellistica, e questo mi ha portato a riesumare tutto il CD ed a metterlo a fuoco sotto una luce diversa.
Quello che piace in "Exposé", e in Bosetti in generale, è proprio il modo creativo di interagire con la memoria e di dare un nuovo significato a quei piccoli particolari della tradizione che, nel mondo delle grandi comunicazioni velocizzate, rischiano di finire fra le specie estinte. E posso assicurarvi che una filastrocca senza fine, come quella che recitava «c'era una volta un re / seduto sul sofà , / diceva alla sua bella, / raccontami una novella! / La novella incominciò: / C'era una volta un re / seduto sul sofà , / diceva alla sua bella / raccontami una novella! / La storia incominciò: / C'era una volta un re.....», era in grado di imprimere sull'immaginazione di un bambino un fascino ben maggiore rispetto a quello esercitato dall'idea di un viaggio interplanetario. Ed è proprio questo fascino che "Exposé" ripropone, decontestualizzando e riportando a nuova vita voci e parole che s`erano perse fra i ricordi meno ordinari nel profondo del nostro io, invitando l`ascoltatore ad abbandonarsi nuovamente dentro ai sogni prescritti dagli dei del nonsenso e del superfluo (cioè di quello che, comunemente, viene chiamata poesia).
Sicuramente non si tratta di un disco da consumare indifferentemente per colazione, pranzo e cena; ma mettetelo al fianco di altri standard testuali quali "I Am Sitting In A Room" di Alvin Lucier e "Sinoms" di Michael Snow, per dargli ogni tanto un ascolto al di fuori dagli orari di servizio, e non ve ne pentirete.
E` comunque il caso di osservare come il supporto audio non sia perfettamente adeguato a riproporre lavori di questo tipo che, all'origine, prevedono una loro complessità multimediale che comprende anche un aspetto visuale. Ma in questo senso, purtroppo, non sono adeguati neppure il libro fotografico od il video, dacchè entrambi perdono i coefficienti dati dalla tridimensionalità e dalla presenza fisica. Chissà se nel 2900 l'uomo supererà questo scoglio trovando finalmente dei supporti e/o dei sistemi di riproduzione adeguati. Fino a ieri ne dubitavo, nella convinzione che avrà gatte da pelare ben più urgenti, ma l`ascolto di "Exposé" ha riattizzato la mia fantasia e le mie speranze. Nulla è impossibile.
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