Registrato presso la chiesa di San Francesco di Schio il 05/11/2004, questo live (organizzato dal Centro Stabile Di Cultura); credo che nessuno degli astanti se lo attendesse.
E non posso far altro che provar invidia nei confronti dei presenti.
Entri, ti siedi, ed attendi.
Il blasone dei musicisti coinvolti, ti ravviva per l`ennesima volta, la speranza di non assistere ad un improvvisazione sfilacciata; come quelle che hai spesso visto.
Vuoi fortemente; che non si tramuti nell`ennesima occasione persa.
Ci credi (e vuoi crederci); tutto qui.
Poi una particolare qualità del silenzio che si è venuto a creare nell`aria, la luce che si perde lungo le volte della chiesa annegando in una serie di riflessi; la fiducia riposta cresce.
L`esibizione parte, l`aria risuona del violoncello, lunghe note strappate dalla terra con l`archetto, raccolte lungo i bordi di qualche campo polveroso di un paese di un sud immaginario; d`estate.
Con l`afa che ti stringe i polmoni e l`orizzonte che tremola liquido.
Friedlander con il suo sollecitar di corde ti scalda, Dani sale piano con la batteria, si tramuta in tempesta all`orizzonte; evoca.
Night:Train, ad un certo punto si apre, i contrappunti in arpeggio si fanno insistenti, la pioggia è qui ora, e hai voglia di urlare, ed ancora poi; urlare.
Incontro perfetto e riuscito questo, due musicisti al massimo della creatività e, con una propensione/esigenza comunicativa; fuori dall`ordinario.
Vera serata di grazia.
Una continua grandinata emotiva che non conosce sosta.
Frequentazioni illustri per i due, con John Zorn, Kenny Wheller, Rita Marcotulli, Stefano Battaglia; Teho Teardo.
Un incontro che si muove sulle ali dell`evocazione, strappi ed arresti, accenni cameristici e fughe aromaticamente intrise di umori etno (nel senso più puro del termine...), il suono, come accade in Grattage:Spiral, si innalza impetuoso e struggente; diventa presenza fisica nella sala.
Parti soliste e corali che si addensano severe e consapevoli sopra territori polverosi e cotti dal sole.
Aria di serena fatica ammirevole.
Un tutt`uno stomaco/cervello.
Ci son parti in questo disco; che sembran realmente strappate coi denti dal profondo dell`anima.
Ti costringe all`attenzione; la esige e merita.
E chi era presente quella sera, nel frattempo continua a spellarsi le mani all`infinito, congelato nell`istante in un solco di cd.
Non si può fare a meno di accodarsi a quell`applauso.
Una musica viva, generosa ed impetuosa, che si nutre del silenzio e del fragore che vi è nascosto.
La chiamiamo impro con superficialità ; tuttavia in questa occasione l`unico appellativo a disposizione dovrebbe essere soltanto il termine; bella.
Una compenetrazione esaltante di atmosfere urbane e dilatate geometrie, ora meditabonde; ora rasserenanti.
La cadenza ironica del violoncello di Friedlander che si adagia sul movimento frenetico in punta di dita di Dani alla metà circa di Trolls; un sorriso trattenuto a stento.
La voglia di `provare`, di non fermarsi, di comunicare nella sua forma più alta.
“Schio | Duemilaquattro” è opera di assoluta bellezza.
Da ringraziare a lungo, artisti e produttori; e nel frattempo spellarsi le mani nell`applauso ideale che merita.
Bellissimo!
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