Alessandro Monti è il perfetto signor nessuno.
Un paio di lavori condivisi con Gigi Masin (altro disperso per eccesso di riservatezza al quale bisognerebbe prestare maggiore attenzione) e poi tanto; tanto silenzio.
“Unfolk” è la materializzazione di un talento assoluto; luminosissimo ed incandescente.
Di quelli che ti sogni la notte, quelli che non dici mai; quelli che vorresti siano.
Dentro c`è:
Le visioni ed ipotesi infinite di tutto certo folk bianco, inglese ed europeo, Bert Jansch e John Renbourn; Incredible String Band e John Martyn.
Lo spirito panico dei Popol Vuh costantemente in primo piano.
Unioni strane e temporalmente espanse che si annodano più avanti nel tempo con le brume care ai Joy Division, ed ancor dopo idealmente; alla fissità ellittica dei Loop e la loro vaporizzazione Main.
A questo punto:
Un`inversione ad u temporale, a capofitto; nella Germania dei Can e Faust e poi di nuovo altrove.
Contemplare meditabondo di frammenti di speranze svanite, fantasmi ed ombre inizio settanta; Gary Higgins con il suo lampo ed il giovane Neil Young che comincia la corsa.
E di nuovo sospinti in avanti e poi indietro; Richard Youngs ed un soffio leggero ed impalpabile direttamente da “Astral Weeks”.
“Unfolk” è un folk come lo si vorrebbe nel mondo dei sogni, uno dei tanti modi possibili di intenderlo; uno dei più fascinosi e meno battuti nella sua essenza trasparente.
Possiede spigoli smussati e superfici piane ed assolate.
Vitale di urgenza espressiva vera e non semplice esigenza di mercato, è un dire qualcosa che spezzi il silenzio; ponderato ed attento.
Un folk inattuale perchè senza tempo.
Perchè non conosce e si riconosce in mode e movimenti, cane sciolto che prende boccata d`aria con la lingua a penzoloni; indeciso se confondersi con l`orizzonte o tornare sui propri passi.
E fra le pieghe e le ombre affiorano accenni e richiami alle più belle pagine dell`avventura Franti, se ne coglie il profumo libero, l`ansia patogena dell`andare oltre; si materializzano al suolo orme Orsi Lucille ed Howth Castle che non avremmo mai più sperato di scovare.
E la meraviglia ci accende gli occhi ed il cuore; difficile trattenersi.
Fricke Out in compagnia di Masin si dedica logicamente allo scomparso Florian e poi in conclusione Fine Dell`Infanzia / Oscura Profezia lascia la porta socchiusa sul futuro; un girotondo del solo Alessandro che si squarcia sul suo gemello elettrico angolare.
Si scorge in lontananza aria di tempesta.
Il naturale contraltare; l`arrivo dell`uragano elettrico.
Metal Machine Music che zampilla furiosa in libero flusso.
Un`indicazione futura?
Per me; semplicemente qualcosa da amare.
Della stessa pasta di cui sono fatte le stelle...
Le più belle...
|