Si manifestano semplici e basilari le particelle che fanno di "January" un disco piacevole e senza particolari fronzoli. Non è difficile lasciarsi ammaliare dagli incastri a base di loop, armonie stratificate, emozioni che si sfaldano dolcemente nello spazio, teorizzate con fare certosino da Taylor Deupree.
Questi elementi prendono forma dal recente tour svoltosi in Giappone, insieme ad altri artisti (Richard Chartier e Sogar) facenti parte alla personale label, 12K. Viaggio, come segno di confronto, e amicizia, messa in pratica della scambio di idee, si materializzano come anime guida per Deupree. Egli rimane affascinato dall'atmosfera circostante (in particolare Tokyo e la sua architettura) e dalla cordiale disponibilità ricevuta dagli artisti nipponici. Un lavoro occasionale e non previsto che, nonostante non godi di una struttura improvvisata, aspira a pieno tutti i suoi ingranaggi: cogliere il momento e non lasciarselo sfuggire.
Peccato che le informazioni all'interno del supporto siano quasi nulle (al contrario acquistano valore nell'aspetto grafico della confezione), limitandosi a qualche ringraziamento; invece è difficile non scorgere il nome della deliziosa Sawako con il contributo di voce e toy piano. Per la restante parte della strumentazione (un probabile adopero di varie registrazioni editate di seguito al laptop) ampio spazio all'immaginazione. Sonorità ripetitive assemblate alla stregua di un bambino intento nel comporre forme con delle costruzioni. Tutto molto semplice, e per questo affascinante, attrae per la forte comunione che si sente con i Tu m' del recente "Tu M' And The Magical Mistery Orchestra". Qui, però, sembra vigere una logica dove la corposità (il senso ritmico generato dai loop), durante il cammino si sgretola con disinvoltura in vaste distese di ambient music. Img_0083 prende le sembianze di un carillon dove un fine uso degli armonici si scaglia sui riverberi della voce, altrettanto, sottile e alterata di Sawako. In Skimming, dall'assetto minimale in odore di glitch, sembrano materializzarsi all'orizzonte inserzioni da parte di qualche strumento a corda (in modo decisamente astratto), o almeno rimane forte il sentore di suoni che riconducano da quelle parti. Shibuya_9, quasi un reportage sonoro in territori glaciali, con le seguenti Midlight e Quiet_C si privano di movimenti veloci penetrando nella calma più serafica. Tutto, certo, suona derivativo alla marea di musica elettronica udita da un decennio a questa parte. Thomas Köner, Paul Schütze, la Mira Calix che, tra un giro ed un altro di techno, si lancia in pindarici voli verso la catarsi... e ancora, a tratti compare il genio di Nuno Canavarro in "Plux Cuba", i primi Mouse on Mars e l'audace prova data da quel pazzoide di Aphex Twin quando strinse un occhiolino alla calma (non riesco ancora a scordarmi del poderoso trip avuto con "Selected Ambient Works, Vol. 2"). Non resta che fare gli auguri alla Spekk, neonata etichetta guidata da Nao Sugimoto, il quale da subito rende l'idea di possedere buon fiuto per la raffinatezza in musica. Ne è prova la seconda uscita in catalogo che vede sul podio Richard Chartier dialogare con William Basinski.
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