Recensione cumulativa per questi duo combos svizzeri che, pur non producendo musiche particolarmente sperimentali o innovative, in passato ci hanno conquistato con un lirismo di poetica trasparenza. Sembra che le cose vadano a meraviglia in casa Gallio, chè altresì non si spiegherebbero due CD pubblicati nell`arco di pochi mesi. La nuova, stratosferica, sezione ritmica frulla alla perfezione - con ancor maggiore afflato rispetto al precedente "Private" - e i sax del leader (soprano e alto) galleggiano in essa come piume al vento. Si prende perfino la libertà di viaggiare in solitudine, Christoph, nelle gemme 17 e 3 e 2, che vengono affrontate con vocalità tutta lacy-ana - le prime due sono parte di una più elaborata composizione con testo di Derek Jarman. E` ancora Lacy a proiettare la sua ombra su Save, invero splendida, mentre in brani come Yumi, Urs And Us, Manfield e 010 viene limpidamente strombazzato un free alla Coleman, quando non, addirittura, alla Ayler (Moster). Bianca e One For B sono momenti dotati di un grande appeal, con l`alito del sax che si fa quasi sospiro. Diavolo di un Gallio! Nella (Thin Version) di Urs Und Us trova addirittura il modo di lasciare il contrabbassista Daniel Studer, che non delude e si produce in una prova di grande maestria (e poesia), in completa solitudine. "Material" è il miglior disco, e quella che ci suona è la miglior formazione, dei Day & Taxi. Forza Christoph che ci siamo.
Delude invece, almeno parzialmente, l`altro combo svizzero, che si era fatto apprezzare in precedenza con due CD di rara e raffinata eleganza. La solita splendida confezione lasciava presagire una continuità che non c`è stata, a favore di una legittima voglia di cambiare che, in questo caso, non ha prodotto un risultato artisticamente apprezzabile. Le atmosfere derivate dalla grande tradizione pianistica bianca, penso a Bill Evans e Paul Bley, perdono la leggerezza delle prove precedenti e, a tratti, si fanno legnose. Il male peggiore, però, deriva dall`introduzione di una tastiera elettrica che, laddove viene usata (Hors Champ e L`up), produce risultati non dissimili dal jazz-rock in voga nei primi anni `70. Anche Format À Trois, come i vari Return To Forever di turno, agiscono infatti a livello di sovrastruttura e non di struttura e, come unico risultato, ottengono unicamente una banalizzazione della propria musica. Speriamo che sappiano invertire la marcia che hanno intrapreso - "3e Jour" rimane un disco apprezzabile e titoli come La 11e Croche, Leur Bleu e Tigot sono, pur sempre, splendidi - anche se dubito che ciò possa avvenire: da certi percorsi, una volta imboccati, è quasi impossibile tornare indietro. Svizzera tedesca batte Svizzera francese 2
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