Questo è il terzo capitolo dedicato dall`etichetta milanese alle radici della nuova musica elettronica italiana (intendendo con vecchia quella di derivazione seriale) e, ancora una volta, si tratta di un centro pieno. Franca Sacchi, dopo Pietro Grossi e Enore Zaffiri, ripropone concetti che vedono la musica quale parte di un insieme più complesso dalle profonde implicazioni politico-filosofico-sociali.
`Presenza enigmatica e riservatissima, Franca Sacchi ha dedicato tutta la sua vita alla musica, alla danza e allo yoga. Nel corso degli anni ha condotto una complessa ricerca interdisciplinare operando un`integrazione della musica con tutte le manifestazioni formali, dalle arti visive allo spettacolo, cercando di ridiscutere in modo radicale gli stessi presupposti del fare musica.` (dalle note di copertina).
Appare chiaro, già da queste parole, come l`universo sonoro di quest`artista possa essere difficilmente penetrabile, e/o comprensibile, se decontestualizzato dalle istanze che lo muovono. Ovvero può essere compreso, ma solo alla superficie, nel marginale aspetto fisico-strutturale del suono stesso, restando invece oscura, con ciò, la spinta che ha portato alla sua creazione. Ripetitività , minimalismo, circolarità , space sound, persino la propensione ludica mostrata dal lungo brano che occupa l`intero secondo lato del disco, non sono che la buccia, la veste, che nasconde una purezza trascendente dalla sterilità (banalità ) di tutte le definizioni ipotizzabili.
`«Mi resi conto che il “discorso sull`evoluzione del linguaggio musicale” non solo non m`interessava più, ma mi dava fastidio: lo sentivo falso, forzato, schizofrenico, ed imposto dall`ideologia corrente, dalla quale però non avevo il coraggio di staccarmi..» Franca Sacchi, 1972.` (dalle note di copertina).
Sembra chiaro come Franca Sacchi si tiri fuori da tutti i movimenti, le estetiche e le ideologie correnti, e l`unica idea di definizione della sua musica si frantuma contro quella linea che divide l`angusto dall`infinito. Sì, perchè l`unica definizione plausibile mi sembra quella di `musica concreta`, in quanto nasce e trova ispirazione dalla bellezza delle cose, e pare quasi un controsenso incollarla ad un`esperienza così spirituale.
`«Ho cercato di ripristinare il significato, l`intenzione e la funzione originarie, creando un modo di fare musica (e danza) che parte da “dentro” (en-statico), a differenza di “estatico” (dal greco, “uscir fuori”) e che vanno sempre più “dentro”. Dove non c`è l`esaltazione della personalità , nè il divismo, ma si tratta di coincidere realmente con Sé, non di aderire a qualcosa di prefissato, o di imparare coreografie.» Franca Sacchi, 1978.` (dalle note di copertina).
Musica come ricerca interiore, francescana nel significato più puro, che sorge stimolata dalla bellezza delle cose e, come i nativi americani chiedevano scusa all`erba prima di calpestarla, così l`artista milanese sembra volersi discolpare nei confronti degli elementi a cui ha rubato tanta bellezza. Sappiamo però che la ricerca interiore è un motivo individuale, non collettivo nè condivisibile, e da ciò deriva la difficoltà d`approccio a questo disco. La penetrazione non può, infatti, che essere inversa: non infiltrarsi dentro la musica ma farsi infiltrare da essa, fare della sua deliziosa silhouette il punto di partenza per approfondire, e stimolare, il proprio viaggio incontro a se stessi.
I quattro brani sono datati al triennio 1970-1972, oggi Franca Sacchi ha abbandonato la composizione in favore di una metodologia improvvisativa che viene anche insegnata in una scuola creata da lei stessa. Tra le altre attività di cui si occupa ci sono la `Compagnia Alta Pratica d`Arte, da lei fondata e diretta, il canto lirico e il canto gregoriano.
"EN" è stato realizzato anche in una versione a tiratura limitata, racchiusa in un cofanetto di legno, di 60 copie numerate e firmate dall'artista.
Grazie alla Die Schachtel che ha rispettato il `non c`è due senza tre` e, dal momento che siamo più che soddisfatti, attendiamo ora con ansia anche il quattro, cinque, sei...
|