Ci sono voluti tre anni per dar seguito all`omonimo esordio dei Metaxu, disco uscito a suo tempo per la tedesca Plate Lunch; anni che hanno visto i due titolari del progetto presumibilmente segnati dagli ultimi avvenimenti politici mondiali e che li hanno inevitabilmente spinto ad una considerazione più ampia su quella che è la più grande piaga della storia dell`umanità , la guerra. Il disco, infatti, nasce da riflessioni su alcuni tra i più significativi episodi bellici del secolo appena trascorso. Ogni traccia è contrassegnata da una data e un luogo: si va dall`assassinio in quel di Sarajevo nel 1914 fino all`attentato dell`11 settembre, storia dei nostri giorni. Il duo, composto da Okapi e Martux_m (all`anagrafe, rispettivamente, Filippo Paolini e Maurizio Martusciello), arriva a questo secondo appuntamento mettendo da parte le esperienze che li hanno visti protagonisti negli ultimi tempi (soprattutto mi riferisco al lato ludico e irriverente che caratterizza l`altro progetto dei due, i grandi Dogon, di cui fa parte anche Massimo Pupillo degli Zu) in cambio di un lavoro più lirico ed intimo. Oltre ad avere una sensibilità degna di lode, sono anche e soprattutto valenti musicisti: Okapi, maestro di turntablism (ha collaborato anche con Christian Marclay), sfodera dal suo cilindro magico campionamenti mai sopra le righe; Martusciello (che ci ha deliziato tra le tantissime altre cose col primo Ossatura e con i Z.e.l.l.e.), crea, assembla e cuce le fonti sonore. Sostanzialmente “Rumors... Of War” lo possiamo inquadrare fra due estremi: da un lato i movimenti sinfonici di Ekkehard Ehlers e dall`altro i micro ritmi dei Pan Sonic, a volte nettamente divisi (28061914 Sarajevo e 11092001 New York), spesso sovrapposti (07121941 Pearl Harbour). Sembra quasi che il duo più che della guerra in sé, ci abbia voluto raccontare del dopo, della quiete dopo la tempesta, del silenzio assordante che segue un`esplosione, tanto è il senso di ineluttabilità che traspare lungo tutto il lavoro. Sul tappeto sonoro emergono particelle di suoni campionati (dall`avvolgente piano classico di 25031999 Belgrade ai suoni concreti di 08031917 St. Petersburg), più o meno irregolari (quasi divertente, e mi scuso con gli autori, il gioco di note e strumenti in 01041939 Alicant), come fossero piccoli segnali di forme che si riaffacciano alla vita; in altri momenti invece l`atmosfera si carica di tensione (il crescendo sinfonico con voci distorte di 61950 Seul e il finale industrial di 11092001 New York). A differenza del suo predecessore, la musica di “Rumors... Of War” assume in più di un`occasione le sembianze di una soundtrack drammatica, mostrandosi come un lavoro più coeso e coerente, laddove il precedente disco colpiva per il suo essere destrutturato ed eterodosso. Se poi volete avere un`opinione personale vi risponderò che il disco è bello, a tratti bellissimo, piacevolissimo da ascoltare e magnificamente equilibrato, quasi sospeso, e coinvolgente. Una splendida conferma.
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