L`Istituto di ricerca transacustica che promuove questo CD è stato fondato una manciata di anni or sono (1998) con lo scopo di espandere tutte le potenzialità della “transacustica”, prassi che sviluppa prospettive specifiche di ricezione, indagine, captazione e necessariamente di elaborazione del suono. L`ascoltatore è qui collocato sul confine tra la zona di produzione e quella ricezione, sollecitando così la sua naturale angolazione passiva. La scelta è dettata da una constatazione. Nella probabilità magnetica campi di micro e macro suoni - siano essi le oscillazioni di un tappeto in una stanza o il movimento dei ghiacci dei poli - risiedono nell`ultimo “Outpost” di una realtà osservabile. Oupost deve essere dunque lo spazio di suoni da costruire da parte di chi fa musica, ma anche il paesaggio dell`immaginario in cui far approdare l`ascoltatore.
Sparpagliati su una superficie circolare i quattro interpreti di questo progetto, Nikolaus Gansterer, Matthias Meinharter, Jörg Piringer e Ernst Reitermaier, collegati tra loro con cavi e fili elettrici, lo scenario di partenza di questo primo esperimento è definito. Posizionate poi le attrezzature - un sax, laptop, mdsample, un contrabbasso, dispositivi e strumentazioni del caso - non resta che dare inizio al CD.
Da questo punto di partenza, prende forma la proiezione dell`invisibile e immaginata realtà Outpost, l`estensione congegnata attraverso processori di suoni analogici e digitali. Il percorso del cd è costituito da tredici tappe, fuori e dentro gli strumenti, le loro casse toraciche, le loro nervature, da una parte all'altra di cavi che trasmettono sibili, sfregamenti, infiltrazioni e vocii, sino a raggiungere l`incavo di produzione da cui si sviluppa la regione immaginata. Consenso - dissenso, senso - forma, ispirazione - respirazione, aperto - chiuso, azione - interruzione, allungamento - contrazione: questi gli impulsi che i quattro fanno incrociare e convergere per dare forma al loro Outpost. L`approccio al nuovo orizzonte acustico prevede che l`ascoltatore sia libero di muoversi, che sappia interpretare di continuo la successione di piani che si trova di fronte: qualcosa che esiste, ma che potrebbe non esserci. Il tempo è zona sonora e paesaggio globulare è la parabola di questo primo viaggio.
Purtroppo il limite del supporto cd e la mancanza d`interazione con gli interpreti rendono a metà il successo della pratica transacustica. Pratica che lascia intuire senz`altro nuove prospettive di ricerca e di riflessione sul suono.
Da seguire le prossime esplorazioni per bilanci più fondati.
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