“I/O” inaugurava le pubblicazioni dell`ebraRecords, etichetta interessantissima votata al no profit e al no copyright che, oltre a produrre il nuovo disco di OvO, ha organizzato anche il riuscito (a quanto mi dicono e non faccio fatica a crederci), BääFest 2004, a metà giugno in quel di Milano, in cui hanno suonato gruppi quali ZU, Sinistri, Tanake, OvO, Pin Pin Sugar, Tasaday, Freetto Mesto e Chuck Norris Zen Solution Ensamble. Insomma, di meglio non si poteva fare. Le promesse della label però erano state più che convincenti con l`eccellente debutto di I/O, quartetto di non specificata provenienza, composto da Paolo Benzoni (batteria), Luca Mauri (chitarra), Andrea Reali (voce) e Paolo Romano (contrabbasso). IO2A è stato il primo pezzo che ho ascoltato ed è stato subito amore: una canzone che, con il suo folk astratto, sarebbe potuta uscire benissimo dalla mente dei magnifici Roof; tutto un gioco di armonici e corde grattugiate, con un contrabbasso suonato ad arte (ad arco!) e una voce vicina agli sperimentalismi di Phil Minton. Questo pezzo è anche l`unico del disco che si avvicina di più alla canzone in forma compiuta; il resto del CD tende ad escludere costruzioni di sorta producendosi in improvvisazioni dalla spiccata attitudine avanguardista e da una ricerca sonora di derivazione no wave. I quattro strumenti (bisogna per forza considerare la voce di Andrea Reali alla stregua di uno strumento) dialogano tra loro con la convinzione dei navigati improvvisatori, riuscendo quasi sempre a trovare il bandolo della matassa. Come caratteristiche principali abbiamo chitarre affilate, batteria minimale, contrabbasso in funzione trasversale di disturbo e una voce che più che cantare, si contorce e soffre. IOBISA è un susseguirsi di break musicali alla Starfuckers, IO4DEF abbozza un obliquo art-rock alla Ex, IOB e IOBIS2 si destreggiano tra mantra vocali e rifrazioni di pieni e vuoti mentre la suite finale di IOC apre una piattaforma di sperimentazione ambientale. Il disco è una vera sorpresa, getta dei semi interessantissimi e sembra aprire le porte a scenari ancora tutti da scoprire; la sensazione che il futuro ci riserverà grosse sorprese è forte.
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