Buone notizie dal fronte giapponese e, in particolare, da casa Keiji, un musicista superproduttivo le cui capacità , e la cui particolarità , sono talmente al di sopra della media, da rendere, come minimo, interessanti quasi tutte le sue release. Buone nuove anche da sands, comunque, perchè un mesetto fa, recensendo `Hikari Yami, Uchitokeaishi, Kono Hibiki´, siamo arrivati nettamente in ritardo, mentre in questa occasione siamo puntualissimi, e con bel un cesto stracolmo di frutta fresca di raccolto. Ci tenevamo, dacchè il musicista giapponese, in qualche misura, ci appartiene.
“”Next” Let`s Try Changing The Shape” riprende il mood del fantastico "To Start With, Let's Remove The Colour!" e, per chi non ha quel (capo)lavoro, è bene specificare che si tratta di canzoni fatte solo con chitarra e voce, ma che l`utilizzo di parti sovraincise rende diverse dalla semplice espressione cantautorale. Non si tratta però di semplice replica, “”Next...”” è infatti dotato di particolari in grado di differenziarlo dal suo illustre predecessore. Si tratta di una musica ancor più dilatata, malata e stonata, un autentico `psychedelic dream`. La voce è quasi sempre alterata, ebbra, febbricitante, sommersa dal suono, o dagli incubi, un flebile lamento che mal si dissocia dal fitto reticolo delle chitarre. Oppure, quando la situazione si inverte, come in Is This Guidance Itself Some Kind Of Trap, l`assetto è quello del brano cantato a cappella, con una lieve sottolineatura strumentale. L`apoteosi giunge nel chilometrico brano finale, ventisei minuti di puro delirio.
Diverso è il progetto francese, realizzato in due CD gemelli ma, musicalmente, ben distinti: gli stessi sei brani rivestiti in modo nettamente diverso, soft da un lato e hard dall`altro. Si tratta di un lavoro basato sul semplice dualismo chitarra e voce, senza l`utilizzo di nessuna sovraincisione. In realtà c`è poco da aggiungere a queste poche righe, se non che il primo CD è sostanzialmente cantautorale, ma non folk, con la confidenziale esposizione vocale accompagnata da poche linee di chitarra ottenute attraverso l`utilizzo di tecniche diverse, da quella slide a quella arpeggiata a quella per accordi. Una voce sussurrata, bucolica, mistica, pastorale, mai l`avevamo sentita così suadente, per un disco definibile come `mazzacanoso`. Il suo contraltare è invece violentemente elettrico, e fa pensare al Keiji più rumorista, quello dei Fushitsusha, quello innamorato dei Blue Cheer. Siamo di fronte ad un Haino inviperito, come raramente lo avevamo sentito negli ultimi tempi, pregno di sofferenza e di dolore, perfino maligno. `Hard` non è comunque sinonimo di `fast`, e quindi ci sono vari momenti di bluesata indolenza. E` molto interessante confrontare attentamente le versioni dei brani, per intendere come è stato risolto il passaggio da acustico (o semi-acustico) ad elettrico, per comprendere cioè le due diverse trascrizioni, chè di questo si tratta: arrangiamenti diversi dello stesso brano elaborati in modo magistrale. “Black Blues”, in pratica, è anche un piccolo libro di testo. Una piccola raccomandazione, per chi acquista, riguarda il difficile riconoscimento dei due CD, che si differenziano soltanto per la foto di copertina stampata in modo speculare: con Haino rivolto alla sua destra nel CD soft e alla sua sinistra in quello hard. Un sistema più semplice di riconoscimento è quello che si può fare attraverso i numeri di catalogo: il CD morbido ha il numero dispari e l`altro il numero pari.
La PSF, l`etichetta a cui Keiji è particolarmente legato, conferma il suo particolare stile a proposito di compilation, già consolidato attraverso uscite storiche quali sono la serie “Tokyo Flashback 1-4” o lo splendido CD allegato al libro fotografico di Itsumi Yuji. Uno stile legato alla pubblicazione di materiale inedito e d`alta qualità . In questa occasione, in cooperazione con l`associazione di supporto alla musica giapponese, vengono presentati sei brani eseguiti su un vasto campionario strumentale: si passa dal marchingegno meccanico (Haino), alla tastiera (Ohkuchi), allo strumento a corde (Imai), allo strumento a fiato (Urabe), allo strumento appartenente alla tradizione giapponese (Satoh), fino al set da dj di Otomo. Chiaramente l`acquisto è un dovere per chi già segue i musicisti che sono rappresentati e un buon punto di partenza per gli altri.
Solo una breve segnalazione per le due ristampe che Les Disques du Soleil et de L`Acier ha reso disponibili in contemporanea con i due nuovi CD. Si tratta di “A Challenge To Fate” e “The Caution Appears”, il primo è un lavoro solista e il secondo appartiene invece ai Fushitsusha, originariamente usciti nel 1995 e da tempo irreperibili. “A Challenge To Fate” è un pezzo assai pregiato.
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