Al suo secondo disco in solo (il primo risale al `99 ed è stra-esaurito), Panda Bear, in libera uscita dagli Animal Collective, si propone con una manciata di tracce senza titolo grazie alle quale si può gettare un po` più di luce su quel misterioso collettivo. E` a lui attribuibile, quindi, la componente vocale angelica che ritroviamo spesso e volentieri nei dischi della band principale, qui riproposta in tutta la sua purezza e semplicità . I pezzi infatti sono così spogli e minimali da far accapponare la pelle: una chitarra acustica, una voce ed ogni tanto un pianoforte (traccia 3), qualche brevissimo inserto elettronico (traccia 1) o qualche diavoleria che solo lui sa (tracce 2 e 6).
Panda Bear si prende una pausa dagli Animal Collective per un dovuto atto d`amore nei confronti di una persona cara. Il disco infatti, dedicato alla memoria del padre, è una questione personale e si spiega adesso come celebrarlo con un disco del `collettivo animale` sarebbe stato non solo inappropriato ma forse anche irrispettoso.
Pochi accordi, spesso non consecutivi, qualche corda pizzicata e una voce che trascende i comuni sentimenti. Pensare alla versione acustica dell`ultimo Richard Youngs non sarebbe così sbagliato. Il senso di spiritualità e religiosità permea infatti l`intero lavoro. Non è più folk ma personalissima soul music (come descrivere altrimenti il canto a cappella sostenuto dal battito di mani nella traccia 5?).
Poetico, toccante e coinvolgente; cosa volete di più?
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