Sapevamo già del feeling che intercorreva fra Andrea Belfi e Ciro `RCF` Fioratti, così come sapevamo di questa "Fata Morgana" che, ormai da qualche tempo, teneva impegnati i due musicisti. E` stato necessario un lungo periodo di gestazione per dare forma definitiva al CD, alla faccia di chi sostiene che la realizzazione di musiche elettro-elettroniche non presenta particolari difficoltà nè richiede una gran lavorazione (qualcuno pensa che sia sufficiente mettere insieme un po` di rumori... e il gioco è fatto). Sapevamo anche dell`ammirazione per l`opera del regista Werner Herzog, almeno da parte di Andrea Belfi che si era già ispirato, in un brano del suo precedente CD "Ned n°2", a un film del regista tedesco ("L`enigma di Kaspar Hauser"). Quindi, se non proprio colonna sonora immaginaria, il disco è quantomeno paesaggio sonoro, con le sue tre sezioni improntate alla rappresentazione de La creazione, Il paradiso e L`età dell`oro, che sono poi le tre sezioni di un film ispirato, almeno in parte, dal testo sacro dei Maya "Popol Vuh". Il film-documentario di Herzog, intitolato "Mirage" nella versione originale, uscì nel 1970 ed era basato su riprese effettuate nei due anni precedenti in alcune regioni dell'Africa centro-settentrionale (particolarmente nel Sahara). Si tratta di una metafora sulla decadenza di una civiltà , quella coloniale, che racchiude nel suo corpo la decadenza della stessa civiltà industriale. A parte le spettacolari tecniche di ripresa, o forse è meglio dire situazioni, che hanno poi reso celebre Herzog, l'apparato tecnico è molto minimale e si basa essenzialmente sulla sola cinepresa. Bisogna partire da questa essenzialità per comprendere il disco, perchè anche Belfi e Fioratti hanno utilizzato davvero ben pochi elementi per tratteggiare la loro rappresentazione. Il secondo elemento che caratterizza Herzog è la capacità di rendere poetiche anche le immagini più crude, addirittura il massimo degrado e la massima alienazione sono le situazioni in cui le caratteristiche poetiche del suo lavoro subiscono la più forte esaltazione. Tale paradigma è lo stesso dei due musicisti veneti (soprattutto Fioratti) che ben si calano nella massima di Giordano Bruno: 'Nel sublime la lordura. Nella lordura il sublime'. La creazione - che in realtà sembra essere il vero paradiso - con le voci dei bambini, o il canto degli uccelli sullo sfondo, e con il suono di una fisarmonica (almeno credo, ma non fa differenza se è un synth o altro), perde inesorabilmente terreno nei confronti di un progressivo degrado e di un oscuramento irreversibile. Il rottame aereo della copertina, immagine tratta dal film, ci trascina con la memoria proprio a quello che sta accadendo in questi giorni e, proprio pensando a ciò, l'uscita di questo disco appare quanto mai appropriata (proprio Herzog girò uno splendido documentario sui pozzi in fiamme dopo la prima guerra del golfo e, dato che ci siamo, segnalerei anche un suo terzo reportage, "Wodaabe - Herdsmen Of The Sun", dedicato a una singolare popolazione che vive nel Sahara). In tal senso L'età dell'oro potrebbe benissimo essere intesa come la catastrofe definitiva. Musicalmente il CD vive dell'incontro, perfettamente riuscito, fra l'elettroacustica 'suggestiva' di Belfi e l'oscuro sentire che Fioratti eredita direttamente dal dark-ambient. Ma se non sempre uno più uno fa due, in questo caso la risultante è ben superiore alla somma matematica, dal momento che altri elementi si inseriscono negli interstizi delle linee dominanti, penso al concetto di improvvisazione, alla tradizione concreta francese, alla ricerca sul linguaggio di Alessandro Bosetti... L'invito ad ascoltare questo disco mi sembra sottinteso, e accanto ad esso l'invito a (ri)vedere il capolavoro di Herzog... e a riflettere. L'età dell'oro, dei pozzi petroliferi in fiamme e degli aerei in 'rottamazione' è quanto mai attuale. Ps: Questa interpretazione di "Fata Morgana" è estremamente personale e può non combaciare affatto con le intenzioni degli autori.
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