Jason Kahn con il suo ritorno in "Songs For Nicolas Ross" riesce in pieno a scardinare
i nostri sensi dalla direzione che eravamo soliti prendere, in particolare nei Repeat insieme a Toshimaru Nakamura. Niente più percussioni, o manipolazioni di esse, niente più metalli (una vera e propria attrazione), niente più ritmi tribali. Niente di tutto ciò: solo suoni raccolti nel nostro quotidiano e riproposti nella loro semplice e veritiera realtà . Idea inconsueta dunque per un personaggio come lui, quella di riversare su disco buona parte del materiale audio raccolto ultimamente nei suoi viaggi tra Amsterdam, Baltimora, Berlino, Zurigo, New York, Parigi.... L'impeto che battezza l'iniziativa, al contrario, ci svela l`alta sensibilità umana dell`artista: il personale dono per il compleanno del figlio di Alessandro Bianco, deus ex machina della Rossbin, Nicholas Ross.
L'ambiente esterno in questo collage acustico non sembra poggiare su una precisa struttura ossea, ad eccezione che nei 26 field recordings a comparire con una certa frequenza siano, appunto, voci infantili. Dall'ascolto sembra di scorgerle impegnate in attività ludiche, prese nel canticchiare filastrocche o dialogare con persone adulte. Il risultato finale, come spiega lo stesso Kahn, dovrebbe consistere in una sorte di ninna nanna che vada a generare nel piccolo Nicolas un movimento di percezione. Un entertainment potremmo definirlo nel completo spirito della musica concreta, che oltre a ricordarmi i vari addetti ai lavori Eric La Casa, Koji Marutani...., mi avvicina al progetto proposto da Aki Onda in "Bon Voyage", materiale antecedentemente raccolto su cassetta da poco ristampato in cd per la Improvised Music From Japan. Il giapponese, a differenza di Kahn, impiegava molti più anni, ben 14, nell'archiviare i suoi field recordings. Grazie ad un velo di musicalità riusciva nell'impresa di ricavare un tessuto decisamente più organico. Prova migliore, quindi, quella offerta da Onda, cui Kahn non riesce ad arrivare. L'intera struttura suona più volte fredda e incompiuta. Data la forte stima nei confronti della persona mi riesce complicato tirare le somme, ma non si può certamente chiudere con un silenzio assoluto: mi piace pensarlo come ad un incontro di transizione che nel tempo si tramuti ancora una volta nel sound di “Temporary Residence” e “Pool”, rimessi subito dopo nel lettore.
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