Scrivendo degli A Spirale ho sempre sottolineato la varietà di anime che da sempre coabitano dentro questa band, sempre aperta a sperimentare ed esplorare in vari territori di caccia ma riuscendo a mantenere una coerenza di fondo ed un`identità ben precisa. Mancava un disco che consolidasse e mandasse agli annali la loro vena più jazz-rock con cui spesso hanno animato negli ultimi anni le loro esibizioni live. E non potevano trovare un`etichetta più idonea della Fratto9 Under The Sky a cui affidare le loro sfuriate di free-jazz-noise, vista l`attenzione e la serietà che questa etichetta da sempre ripone nel panorama italico.
“Agaspastick” inizia con un potentissimo uno-due (black crack e naja tripudians), in cui è palpabile l`influenza degli Zu, ormai un modello, in Italia come all`estero, in ambito jazz-rock; ma laddove gli A Spirale si distinguono dalla band capitolina è proprio nella loro continua ricerca di una via personale a questo tipo di suono codificato, incrociandolo con l`improvvisazione e la sperimentazione sonora (in questo le chitarre di Argenziano fanno un lavoro enorme). Nel loro continuo girare intorno alla musica, l`approccio al `suono Zu` non è nient`altro che uno dei tanti (e possibili) approdi (vedi anche l`inizio di climbing your backbone, magnifica nella sua trasformazione in una cavalcata trance): l`attitudine rock e più battagliera, si va infatti a spostare su territori più ricercati ed avanguardisti (suriciorbu, l`eterea e bellissima kaluli e la deriva isolazionista della conclusiva tersicore), senza rinunciare però ad effettuare anche una ricerca `melodica` in maniera assolutamente personale (ascoltare il modo in cui evolvono il loro suono intorno ad un `tema` ricorrente in calce). “Agaspastick” in definitiva è l`apice degli A Spirale in versione power trio, perfetto incontro tra un sax brotzmanniano, una batteria impro-rock ed una chitarra più che mai sonica.
La forza degli A Spirale non risiede unicamente nell`abilità dei tre membri della band ma scaturisce anche dal legame che gli stessi hanno stabilito con una serie di artisti/amici con cui di volta in volta condividono formazioni, progetti, palchi, sale di registrazione o la sola compagnia; tra questi vanno annoverati Tonino Taiuti (di cui abbiamo recentemente apprezzato il suo disco solista e il progetto Tuner+, in collaborazione con Maurizio Argenziano) e Vincenzo De Luca (anch`egli presente nella traccia video di Tuner+). I due escono adesso con un progetto denominato Zero Centigrade, tra avanguardia, elettro-acustica ed improvvisazione. Il disco è veramente una bomba, in cui la chitarra acustica e l`elettronica minimale di Taiuti dialoga con la tromba di Vicenzo De Luca, arrivando a costruire sei memorabili pezzi di improvvisazione. C`è di tutto in questo disco, le escursioni fiatistiche dei Nmperign, l`improvvisazione anglo-berlinese (certe evoluzioni chitarristiche, partendo da Derek Bailey fino ad arrivare ad Olaf Rupp,), ed un`anima `blues` da sempre presente in Tonino Taiuti (#3, #4). Particolarmente belli alcuni picchi, tra i quali il crescendo della prima traccia, gli squarci di traccia #2, il dialogo strumentale di #3 o l`harsh noise della traccia conclusiva. Tante le cose che vengono in mente ascoltando questo disco: le serie di improvvisazioni berlinesi della Absinth, l`improvvisazione storica dei dischi Incus, il circuito improjazz di Chicago, il weird folk e l`indie-noise americano. Credetemi, gli Zero Centigrade al confronto non sfigurano affatto.
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