Dei bifolchi. Dei bruti. Dei pestoni dissennati. Degli zozzoni. Un disco grigio, mal fatto, che ha il titolo fatto con bomboletta e mascherina e i titoli scritti a mano... pare li abbia redatti un adolescente complessato mentre si annoiava durante l`ora di storia. Chitarroni simil-metal, batteria pure, un basso dritto come l`A4, una voce sforzata, che canta ma non canta, in italiano, in inglese, in tedesco, come gli viene, senza padroneggiare nulla. Pezzi troppo brevi, come l`iniziale Brotpanzer, o troppo lunghi, come Einmal. Si poteva fare a meno di un disco così.
O no?
Perchè mi piace allora? Forse perchè è schietto, sincero, senza fronzoli, pieno di errori, semplice. In più, soprattutto, senza pretese, se non quella di fare la musica che i quattro hanno voglia di fare. Ma la cosa che più colpisce è che, ad un passo oltre la grezza urgenza che permea queste sei tracce, si intravede una sorta di talento che potrebbe essere destinato ad emergere. Lo confermano anche l`ironia con la quale viene affrontata la cover di Johnny Cash Folsom Prison Blues, doom quanto basta, e i tentativi experimental di Cosmic Entities, che li allontanano de certe ingenuità punk.
Dal vivo codesti svizzeri Nufenen (da noi visti due volte) si destreggiano forse meglio in assenza di batteria, dove l`essenzialità li rende più efficaci. Magari anche per i dischi potrebbero seguire la stessa strada, o ridurre all`essenziale rullate e compagnia bella. Consiglio intanto a fan di My Dying Bride, Pitch Shifter e Swans della prima ora di buttare un orecchio alle loro tracce... se sapranno pulirsi di certi orpelli e migliorare l`impatto sonoro (davvero lo-fi il dischetto nelle nostre mani) saranno forse grandi. Provate intanto ad ascoltare la loro Kurtrussel sull`indirizzo MySpace.
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