“E riaffiora una memoria tra lo stomaco ed il cuore che precede tutti voi...”: questo ciò che mi sembra mi sussurri la voce, vagamente disturbata da un flanger, che Nicola Ratti sommerge tra percussioni legnose, note di chitarra e suoni elettronici nel terzo brano di questo suo (ancora una volta) bellissimo disco. Inizio parlando della sua voce perchè colpisce come nel passare degli anni il caro Nicola nazionale, già cantante e chitarrista nei Pin Pin Sugar - certo allora più sguaiato, abbia sempre più messo in secondo piano questo elemento della sua musica. Ha probabilmente fatto bene, dato che talvolta questa tendeva a confondere le acque quiete dei suoi suoni raffinati e rarefatti, ma ha anche fatto bene a non farla scomparire, e la cosa rallegra anche noi che, di quel `cantautorato italiano da proteggere` ce ne freghiamo ed amiamo l`inglese come lingua internazionale (con le dovute riserve, s`intende).
Non dimenticherò mai la recensione di un collega di Rockit il quale sbeffeggiò il notevole "Prontuario per giovani foglie" proprio perchè la voce si perdeva tra chitarre appena sfiorate e rumori catturati in luoghi misteriosi, però capisco chi non riesce ad afferrare dischi come questo, a suo modo difficile, pur avvicinandosi al pop.
Approdata all`australiana Preservation, la musica di Nicola Ratti ancora più sorprende nel suo essere ineffabile, inclassificabile, e comunque, anche per questo, bellissima. E fa sorridere pensare a un australiano che pubblica un disco con dei testi come quello sopra riportato, appunto in italiano, probabilmente ignaro ma soggiogato dallo splendore dei suoni, della malinconia delle melodie e - forse - anche della delicatezza della voce.
Da segnalare l`ultima traccia, molto ritmica, in imprevisto odore di Yellow 6, con dei beats analogici dalla cadenza elettronica a reggere un fitto strato di rumorini di ogni sorta e distese note di chitarra.
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