«Stavo andando al cesso e poi mi aspettavano fuori i miei amici quindi son passato di corsa mentre provava questo gruppo che non avevo mai sentito poi li ho sentiti durante il soundcheck e mi son detto cazzo che mostro è il batterista e allora ho cambiato idea e son rimasto lì mi son beccato tutto il concerto minchia spaccavano davvero.»
Queste le parole di Bruno C., un mio amico batterista che al NOfest 2011 si trovava a dover pisciare proprio prima del live dei Newtone 2060. Per fortuna sua. In tal modo non s`è perso uno dei migliori live della già bella manifestazione torinese. Io ho avuto occasione di vederli lì e al Tagofest di Massa e posso dire che - come dicono i giovani come lui - spaccano.
Di conseguenza recensire il disco prevede grandi aspettative, pur con la consapevolezza che i tre, improvvisando parecchio (ma non saprei dire quanto invece seguano dei brani/canovacci), difficilmente sapranno riprodurre tra i solchi (edizione in solo lussuoso vinile) quanto fanno sul palco. Effettivamente non c`è paragone tra l`ascoltare Calcagnile e i suoi dibattersi sul palco una batteria jazzata furiosa e imprevedibile, un giradischi che srotola campioni/citazioni che vanno da Wild Boys dei Duran Duran a colonne sonore degli anni `60 e una voce disturbata e distorta che s`inceppa in loop, si ritorce in effetti ed esplode in gorgheggi à la Stratos. Sul disco tutti questi elementi si amalgamano comunque egregiamente e con gusto articolato e originale che davvero ricorda poche cose già sentite (davvero forse l`attitudine degli il) e che trova anche in una feroce ironia il suo filo conduttore. Del resto la maggior parte dei testi è presa di peso dal buon Bukowski cui i nostri sembrano ispirarsi molto, a confermare una disposizione teatrale che - ancora una volta - me li fa preferire live ma che nulla toglie alla qualità di questo disco.
Mio brano preferito: senza dubbio la cover (?) di Through the Barricades dei mitici Spandau Ballet. Quello sì ch`era un gruppo serio.
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