Corsi e ricorsi... il recupero degli anni '70 ha riportato a galla anche la 'musica creativa', cioè quella musica composta/improvvisata che cercava di cassare le ancora rigide barriere doganali vigenti all'epoca, superando la stessa new thing in direzione utopico-cameristica. E, se non mi sbaglio, Leo Smith (tromba, flicorno, flauto dolce e mbira) fu proprio uno dei teorici della musica creativa, a proposito della quale scrisse pure delle dissertazione. E` così che stanno tornando a galla registrazioni che anni di oscurantismo avevano contribuito a tenere rimpiattate in qualche cassetto. E forse si sta addirittura passando dal poco al troppo, ma questo è un altro discorso che al momento, essendo “The Blue Mountain's Sun Drummer” un disco monumentale e meraviglioso, non ci riguarda. Il materiale proviene da un concerto radiofonico del 1986, quando Wadada Leo Smith aveva da poco il rastafarismo (Sellassie-I) e mentre a un Ed Blackwell già da tempo dializzato restavano soltanto sei anni di vita. Quindi si tratta di una testimonianza storica di particolare importanza, tenendo anche conto che collaborazioni fra i due non mi risulta siano state altrimenti documentate su disco. Viceversa i brani, tutti di Smith, erano in parte già noti in versioni diverse, in particolare Albert Ayler In A Spiritual Light stava su “Kulture Jazz” pubblicato dalla ECM nel 1993 mentre quello che da il titolo al CD stava su “America”, CD in duo con Jack DeJohnette pubblicato dalla Tzadik nel 2009.
Chiaramente - e chi mastica di jazz lo sa meglio di me, ma non tutti masticano di jazz - la pietra d`angolo per queste registrazioni è rappresentata dallo storico “Mu First & Second Part” del duo formato dallo stesso Blackwell con Don Cherry e pubblicato nel 1969 dalla francese Byg. E, va subito detto, solo il gap determinato dai 17 anni che li separano, rende questo “The Blue Mountain`s Sun Drummer” opera di secondo piano rispetto al suo predecessore.
Di Wadada Leo Smith ho già scritto in altre recensioni ed in un articolo piuttosto approfondito, quindi approfitto di questa recensione per buttare giù due righe a proposito di Blackwell che, su questa no-zine, in precedenza non è mai stato trattato diffusamente (e spero che il buon Wadada non s`incazzi per questo, ma credo proprio che a differenza di altri se ne freghi proprio di quello che scrive il sottoscritto dal suo confino in questo buco di culo del mondo).
Ed Blackwell, batterista degli storici quartetti `atlantic` di Ornette Coleman, è stato uno degli strumentisti più genuinamente afro della new thing. Il suo stile era ritmico e melodico allo stesso tempo, ad effetto delle numerose pennellate di colore che sapeva infondere al suo drumming, così fluido, così sciolto, così libero, direi, se non ci fosse il rischio che libero venga inteso per dissonante.
Quindi “The Blue Mountain`s Sun Drummer” è un CD il cui interesse travalica di gran lunga la splendida musica che contiene e/o l`attrattiva che può esercitare l`opera di Leo Smith, rappresentando un anello indispensabile nella catena storica della musica afro-americana più genuina e andando a depositarsi in quella che i nero americani chiamano `soul`.
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