Autore disco: |
Airportman |
Etichetta: |
Lizard (I) |
Link: |
www.lizard.it |
Formato: |
CD e CD-Rom con traccia video |
Anno di Pubblicazione: |
2011 |
Titoli: |
1) Mr. E. 2) Anni zero 3) Chiedilo a Stefano 4) Lane, non ti dimentico 5) Un posto per morire 6) Il futuro... 7) Victor 8) La sua lane |
Durata: |
35:06 + Video |
Con: |
Giovanni Risso, Stefano Giacone, Franco Alloa, Peter Brett, Marco Lamberti, Paolo Bergese, Lorenzo Romano |
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la fine vista da vicino attraverso parole, immagini e musica degli Airportman |
x Matteo Uggeri |
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Siamo alle solite: mi arriva un pacchetto anonimo, leggero, inaspettato. Aprendolo ci trovo una confezione in cartoncino grezzo, sottile, un digifile stampato alla buona, all`interno del quale ecco un CD ed un corposo libretto, anche questo stampato senza eccessive pretese.
E` il contorno del nuovo disco degli Airportman. Ogni volta mi chiedo se il disco sarà all`altezza dei precedenti, se mi colpirà come mi hanno colpito “Rainy Days” o uno qualunque degli altri lavori che i cuneesi hanno prodotto in questi tanti anni di attività .
Il bello è poi che al primo ascolto non so mai bene cosa pensare, cosa dire, neppure cosa provare. Ce ne vogliono sempre almeno tre o quattro di giri nel lettore per poi pensare la solita stessa cosa: bellissimo. Io che non tollero le riviste o i giornalisti che incensano sempre gli stessi autori, perchè mi pare così finto il loro ininterrotto amore per questa o quella band, ecco che io ora sembro sottoscrivere un contratto a vita con Giovanni Risso e compagni. I quali questa volta, come quasi sempre, vanno oltre, confermando e spiazzando allo stesso tempo con un disco che è ancora un concept (come spesso i loro lavori, vd. anche “The Road”), questa volta su un tema ancora più difficile del solito. La malattia terminale, la morte di un amico, forse un coetaneo, quella morte che s`avvicina certa a grandi passi, con una data precisa quasi al secondo, quella di quando i medici ti dicono “le restano tre mesi”.
Non so chi sia Nino, non so se si tratta di un personaggio fittizio, se di un amico vero, se di un conoscente, ma come ogni buona opera d`arte anche questo disco ha la capacità di rendere transoggettivo il proprio oggetto di interesse. E così siamo noi al centro di questo viaggio così breve, così spaventoso, dove forse solo il senso di qualcosa che ci sfugge, un senso neppure da trovare, ma da costruire, ci accompagna. Accanto ad esso scorrono le note di una musica malinconica e sublime. Pianoforte riverberato al centro di tutto, il basso che lo sospinge, una chitarra acustica mai invasiva e - per la prima volta in questi anni - una batteria che con i suoi lenti passi sa essere lieve e morbida senza quasi farsi sentire.
Ad accompagnare il tutto un crudo e toccante testo su Nino all`interno del libretto (testo del quale la musica è in un certo senso colonna sonora, dato che i titoli dei brani riprendono le parole) ed un video con cupe immagini virate sul blu, sulle quali Stefano Giacone legge le parole di cui sopra. Curiosa la citazione esplicita su più piani di Electro Shock Blues degli Eels, che di questi tetri argomenti ne sanno pure troppo.
Purtroppo il difetto (l`unico ma sempre più grande) di questa ed altre release degli Airportman è la produzione: mastering, grafiche e montaggio del video meriterebbero un Rick Rubin, un Michel Gondry, o - chissà - un Trevor Horn; comunque un ricco mecenate che possa dar loro il massimo a contorno di quella che è una musica splendida. Per ora, da anni, l`unico che sembra crederci è Loris Furlan di Lizard.
Grazie, Loris.
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