Credevo di conoscerli solo io, i GaBLé, perchè degli amici normanni di stanza a Caen anni fa mi regalarono “7 Guitars with a Cloud of Milk” dei loro concittadini. Mi dissero che era una band che in città spaccava, molto figa, e che se mi piaceva il connubio rock+elettronica li avrei trovati di sicuro interessanti. Max e Vané, i due normanni che non finirò mai di ringraziare per questa ed altre cose, avevano fottutamente ragione. Dio solo sa quante volte quel CD ha girato nella mia autoradio. Quei brani brevissimi ma completi, intensi, vari e perfettamente registrati mi hanno conquistato al punto che avrei voluto recensirlo e farlo top, peccato solo che fosse troppo vecchio per queste pagine.
Quando quindi mi è arrivato questo “CuTe HoRSe CuT”, lo confesso, avevo già deciso di farlo top ad honorem per segnalare il lavoro precedente dello stesso gruppo. Il bello è poi che ad ascoltarlo più e più volte ho finito per amarlo almeno quanto il precedente. La cosa più buffa è che più testate (Rumore, Blow Up...) stanno scoprendo questo duo (quartetto oggi) e lo ricoprono di lodi, mentre io col mio consueto tempismo non posso manco bullarmi di dire `li avevo scoperti io` (o meglio Max e Vané).
Ma veniamo al sodo, cercando di descrivere la musica dei GaBLé: essenziale (brani brevissimi, sembrano aver appreso la lezione di “The Commercial Album” dei Residents!), mai ripetitiva (destrutturano il concetto di strofa-ritornello ma mantenendo una forma pop), orecchiabile (il cantato è assurdo ma al terzo ascolto scoprirete di sapere i pezzi a memoria), sperimentale (sembrano davvero fare quel che passa loro per la testa spingendosi sempre un passo oltre), varia (il connubio di suoni acustici ed elettronici è davvero meravigliosamente riuscito). In più sa essere allegra, malinconica, nervosa, energica, vitale, divertente.
Come riferimenti potremmo citare Matmos e The Books, ma dal mio punto di vista questi francesi riescono a spostare un po` lateralmente la componente pop realizzando talvolta delle canzoni davvero perfette.
Capolavoro del disco la potente Day cui segue, non foss`altro per il titolo, Too FaT To FaRT To FiGHT.
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