Siamo alle solite: un po` di Joy Division, tanto di Echo and the Bunnymen (la voce soprattutto), perfino di U2. Sono quindi non lontani da altri epigoni come Editors o Interpol, questi The Horror The Horror, ennesimi in una lunga lista di new wavers degli anni `90 e poi zero.
Però: c`è modo e modo di fare le cose, anche di copiare o ispirarsi ad altri. E questi quattro lo fanno benissimo. L`apertura è memorabile, con la title track che è un pezzo pop assolutamente perfetto, malinconico quanto basta e sognante come appunto i brani migliori della band di Ian McCulloch [peraltro recentemente di nuovo in pista... e qui non so se preferisco veder in giro epigoni come gli THTH o attempati miti].
La chiusura è ancora meglio, con una Out There la cui coda strumentale è splendidamente suonata, originale e perfino lontana dai modelli di riferimento sopra citati.
In mezzo ci sono tanti altri buoni brani, senza sbavature nè picchi, a completare un disco che comunque merita il successo che, a quanto vedo, sta accompagnando i concerti dei quattro. Fategli fare da supporto ai Bunnymen e chiudiamo il cerchio.
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