Erdem Helvacioğlu di Istanbul, chitarra e trattamenti elettronici in tempo reale, e Ros Bandt di Melbourne, tarhu, formano proprio una bella coppia. Anzi un triangolo considerando che Peter Biffin, australiano e costruttore / inventore di strumenti musicali, mi sembra essere idealmente parte integrante della partita. Due parole vanno infatti dette sul tarhu che, mentre dal nome sembrerebbe uno strumento musicale cinese e dall`aspetto un liuto indiano, è una specie di violino creato proprio da Biffin e in grado di produrre delle sonorità simili a quelle di un violoncello elettrico.
La musica prodotta da questo insieme di strumentisti disparati / strumenti particolari si libra in spirali, volteggia, e fluttua in aria come fosse il rapace che dà il titolo al disco ed appare libero nell`immagine di copertina. E migra celestiale, come un meccano randagio privo di materia, quasi ad indicare un cielo oltre il cielo, o comunque qualcosa che non appartiene a questo mondo.
Provate ad ascoltare questo CD in auto, magari su una strada di montagna poco transitata, con i finestrini aperti, lasciando che i suoni si amalgamino con l`ambiente, mentre sulla vostra sinistra scorre un recinto con all`interno dei cavalli e sulla vostra destra potete intravedere la sagoma di un casolare in rovina... è un`esperienza così intensa che solo il cartello «Ponte alla Piera - Frazione del comune di Anghiari», preannunciando le case del primo paese a fondo valle, riesce ad interrompere.
Qualcuno dirà che non c`è niente di nuovo, che si tratta di cose già sentite, che mahhh, che bohhhh, che insomma... ma anche le rondini sono sempre le stesse e fanno i nidi sempre nell`identico modo, eppure ogni volta che le vedo tornare mi riempiono di gioia.
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