Il dialogo a due è ormai da tempo una delle forme basilari del pianeta jazz, e se i protagonisti suonano degli strumenti fondamentali nella storia di quella musica, nel nostro caso pianoforte e sax soprano, l`incontro può rappresentare una buona banderuola. E, in effetti, "Reciprocal Uncles" è in grado di dirci che vento tira in quell'area del jazz italico che possiamo definire come post-free. Lenoci e Mimmo, creativamente fra i migliori strumentisti presenti in tale area, danno luogo ad un incontro coinvolgente, attraverso un dialogo quasi sempre in grado di tenere alte la tensione e l'attenzione. Mimmo è, per sua (am)missione, un allievo di Steve Lacy al naturale e Lenoci ha giocato nella squadra guidata dal sopranista e in più di un'occasione si è cimentato con le sue composizioni (sia al piano solo sia in contesti di gruppo). Quindi sembra logico pensare a un incontro avvenuto sotto la stella del grande musicista ebreo-newyorchese e, vista la discendenza monkiana di quest'ultimo, ancor più sotto l'insegna del grande Thelonious. E direi, vista anche la predisposizione di Lenoci a miscelare la furia di un Cecil Taylor con la grazia di un Paul Bley, che il merito dei due sta essenzialmente nella capacità di mantenersi in equilibrio, nella fattispecie fra bianco e nero, antico e moderno, rigore accademico e libertà espressiva, dissonanza e melodia. Se invece volessi trovare un neo alla collaborazione, lo indicherei proprio in una perfezione che lascia l'amaro in bocca quanto a capacità di sorprendere. Tanto per esser chiaro, trovai più stimolante l'ascolto del disco che qualche tempo fa metteva a confronto il talento di Mimmo con quello di Xabier Iriondo. Sicuramente là dentro c'erano più sbavature e maggiore era il dislivello fra alti e bassi, ma il sacro fuoco dello stupore veniva alimentato con continue spruzzate di benzina.
|