Non ho ancora avuto l`occasione di ascoltare “Ode”, il disco precedente di Nicola Ratti, ma spulciando la recensione di Matteo Uggeri vengo a sapere di un «...ultima traccia, molto ritmica, in imprevisto odore di Yellow 6, con dei beats analogici dalla cadenza elettronica a reggere un fitto strato di rumorini di ogni sorta e distese note di chitarra». Se l`Uggeri non c`inganna, e perchè mai dovrebbe, questa nuova realizzazione su Die Schachtel è la naturale prosecuzione di quell`ultimo flash. Il Ratti sgrana la pannocchia dei ritmi come fosse un Rosario. Ad ogni chicco una nuova preghiera. Tiritere ambientofone e technofone si sovrappongono e s`incastrano in rotoli di sequenze dalla struttura ripetitiva e/o palinsesti segnati da dilatazioni dubbiche. E` come se I Pan Sonic o Plastikman subissero il trattamento a suo tempo riservato ad “...I Care Because You Do”... e, come nel caso di tale illustre predecessore, “220 Tones” è legge. In Empire, che segue l`organistica Cathrina, ci salutano le note di una chitarra arpeggiata sullo sfondo di rumori passati al distillatore, quasi a rappresentare la chiusura del ciclo con un ritorno al punto di partenza. Come in una corsa ad ostacoli, o in un «...cadde risorse e giacque» preso in contromano e protratto all`infinito. Nicola Ratti, messo in quarantena l`aspetto della sua musica che sempre meno m`ha convinto (la voce), incanta e sorprende allo stesso tempo, ma soprattutto sorprende, dacchè qualsiasi persona ragionevole non poteva nè prevedere nè sospettare che la sua navigazione sarebbe approdata a queste latitudini. Solo un mago avrebbe potuto ma, per quabto mi riguarda, l`ultimo mago è morto con Merlino.
Ps: statt' accuort', a breve pubblicheremo una lunga intervista a Nicola Ratti.
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