C`eravamo già occupati di questo musicista turco in occasione di un suo precedente CD pubblicato su New Albion, un disco dai tratti delicati e sottilmente ambientali. La delicatezza e la raffinatezza del disegno rimangono ancora sue condizioni distintive, seppure nell`occasione mostri una propensione più azzardata verso il rumore. Mentre nel precedente lavoro lo strumento sonoro principale era una chitarra, i cui suoni rimanevano ben riconoscibili seppur trattati, qui non si sente traccia di suoni sicuramente chitarristici, e pur non essendo riportate nelle note della confezione (a meno che i brevi commenti apposti ad ogni titolo non vogliano indicarle) si ha la sensazione di fonti sonore multiple. L`approccio `lovely` si è trasformato in qualcosa di oscuro, se non proprio di `deadly`, com`è nell`ultimo brano la cui ispirazione risiede negli ultimi respiri e pensieri di una vecchia signora in punto di morte (ma un sottile filo d`angoscia sembra sempre prevalere nell`economia della atmosfere, anche quando l`ispirazione è nei `crash` dei mari nordici con i loro ghiacci, nella danza crepitante e solenne inscenata dal fuoco, nell`illusione ripetitiva creata da uno specchio o nei giochi echeggianti e saltellanti delle bilie di cristallo). I brani scorrono fluidi, incalzanti e ricchi di variazioni e colpi di scena, con sapienti scarti di volume e d`atmosfera. Le dinamiche sono ineccepibili. “Wounded Breath” avrebbe potuto benissimo uscire su SIRR e il suo ascolto è sicuramente consigliabile sia agli estimatori dell`etichetta portoghese sia a chi aveva apprezzato i dischi di Andreas Bertilsson.
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