Autore disco: |
Henry Kaiser, Charles K. Noyes & Sang-Won Park |
Etichetta: |
Tzadik (USA) |
Link: |
www.tzadik.com |
Formato: |
CD |
Anno di Pubblicazione: |
2007 // 2006 |
Titoli: |
1) Hurum 2) Chohon 3) Yonggari 4) Sinpuri 5) Sirum 6) Pah 7) Tah 8) Sansoo 9) Oo-Aa-Iy // 1) Hurum II 2) Hwae Nengmyun 3) Derek Bailey Salpuri 4) Floating Away 5) Candy For Sale 6) Cactus Sinawi 7) Ahwaohoawha 8) Offstream |
Durata: |
74:06 // 78:57 |
Con: |
Henry Kaiser, Charles K. Noyes, Sang-Won Park // Henry Kaiser, Charles K. Noyes, Sang-Won Park, Ok Joo Moon, Laura So-Yeon Kim |
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impro: mai tornare sui propri passi |
x e. g. (no ©) |
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Ho sempre creduto che i gruppi, più o meno estemporanei che siano, debbano offrire quello che hanno da offrire nell`arco della loro più o meno breve esistenza evitando quelle che solitamente non sono altro che inutili rimpatriate. Ma in musica non esistono leggi inderogabili in tal senso e spesso può capitare di venir contraddetti. Non in questo caso, purtroppo, la mia premessa finisce con l`essere fin troppo veritiera. Ben 25 anni fa veniva pubblicato su Celluloid il primo capitolo di questa saga, opera di un terzetto forte della chitarra di Kaiser, delle percussioni di Noyes e del kayagum (versione coreana del koto) di Sang-Won Park, dove libera improvvisazione e tradizione musicale coreana confluiscono in bellissime tessiture dai richiami sciamanici che, a tratti, vengono impreziosite dalla voce dello stesso Sang-Won Park. Si fa notare, soprattutto, lo schivo batterista che riesce a muoversi liberamente e con intelligenza sulla scia di un mostro sacro come Paul Lovens, riuscendo ad inserire i suoi battiti, e dotando questi di pari dignità , nelle maglie del fitto dialogo chitarra-kayagum. Se l`utilizzo di strumenti non occidentali (mi raccomando, evitate l`idiozia di definirli `etnici`) è oggi affare quotidiano, così sicuramente non era nell`anno di grazia 1983. Si può quindi scrivere di un lavoro che ha precorso tempi e tendenze e che, all`epoca in cui venne originariamente pubblicato, era sicuramente contro corrente. La ristampa della Tzadik giunge più che bene accetta. Invece non nutro altrettanto buon umore, come ho già anticipato, per la rimpatriata del 2006 (con il trio saltuariamente ampliato dalla presenza di due cantanti / percussioniste). Le strade percorribili erano chiaramente due: muoversi sulla falsariga del disco precedente o tentare qualcosa di diverso, dove la prima presentava il rischio di sfociare in una inutile fotocopia, a oltre vent`anni di distanza, del disco precedente. Quindi i tre, giustamente, hanno scelto di percorrere la seconda strada, ma purtroppo così facendo hanno rotto quell`equilibrio, già precario in partenza, presente nell`altro disco. Le varie parti non combaciano più così perfettamente, si sente qualcosa di artificioso e di stonato, e soprattutto le impiallacciature della chitarra elettrica di Kaiser sembrano ordinarie, populiste e fuori contesto. Il lettore dovrebbe aver già capito l'antifona.
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