Ci eravamo colpevolmente persi il precedente capolavoro di questa coppia di musicisti inglesi in sotterranea ma fervente attività da 5 lunghi anni. Scoperti navigando tra le meraviglie del catalogo della svedese Kning, etichetta tra le più eclettiche di tutto il panorama odierno (qui nota per aver pubblicato tra gli altri la coppia Ielasi-Ratti), Herbert e Welsh ci hanno due anni fa regalato la loro opera prima ufficiale come Misophone con lo stupefacente “Where has it gone, all the beautiful music of our grandparents? It died with them, that`s where it went...”, album che solo per il titolo avrebbe meritato di finire tra i top di Sands, scompaginando il più volte da voi criticato menu del sito. La ragione per cui quel disco fatto di perfette canzoni pop folk, valide oltre misura per varietà , fattura, arrangiamenti, melodie e qualità di registrazione, non è finita in cima alla nostra lista è proprio che lo abbiamo scoperto troppo tardi. Rimediamo così con questo suo bizzarro seguito, in tutta onestà inferiore al predecessore, dove rispetto ad esso viene meno un po` della varietà e della freschezza che lo avevano contraddistinto, recuperando invece un po` sul fronte dell`originalità , o meglio diremmo della bizzarria. Questo “Be Glad You`re Only Human” è suonato, cantato e prodotto come fosse un disco di cinquanta e più anni fa. Se fin dal titolo del primo disco s`era capito che la nostalgia dei bei tempi andati è al centro della poetica Misophone, qui capiamo che quello di cui loro sentono la mancanza è anche il cigolio del grammofono, il gracchiare della puntina, gli organetti di legno e le voci di cui le basse frequenze si sono perse nei solchi. Parliamo di solchi in materie pre-plastiche direi, e non in vinile a questo punto, forse per loro troppo moderno: tutto il presente CD è registrato, mixato, ed infine filtrato per sembrare davvero un disco a 78 giri di decenni fa. Il risultato è ad un primo ascolto spiazzante, quasi fastidioso, ma poi quando si va oltre gli scoppiettii e i fruscii aggiunti ad hoc si scopre che la musica, anche quella, è bella e valida, ricercata, complessa. Canzoni che piaceranno a vostra nonna, a vostro nipote e credo anche a voi, che presumo come me rimarrete inchiodato allo stereo quando la quasi Tom Waitsiana I Sleep Like the Dead vi trascinerà nelle sue funeree spire o l`allegra e veloce chitarra acustica di Been in the Storm reclamerà un balletto casalingo.
Una marcia tetra e meravigliosa, fatta di cori depitchati (pare un pezzo a 45 mandato a 33, ma più probabilmente è realizzato con moderne tecniche digitali...), violini strazianti e melodia al piano chiude il disco in bellezza, rendendolo capolavoro forse non unico (già i gli Stranglers s`erano avventurati in walzer d`annata con l`indimenticabile Golden Brown) ma certamente ben fatto.
Per coloro poi che amano packaging ricercati e ricchi, non deluderà la voluminosa confezione Kning, farcita di immagini e cartoline a tema. Ode ad etichetta ed artisti.
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