Difficilissimo essere al tempo stesso cupi ma fruibili, usare voci filtrate senza risultare ridicoli, inserire sprazzi di noise in mezzo a un brano che scorre placido e tranquillo, costruire un immaginario da film horror senza sembrare ridicoli, utilizzare pesantemente il piano per tessere melodie tristissime ma mai veramente depressive.
Se le idee sono buone, la capacità strumentale anche, se i suoni sono perfetti, limpidi, il mixaggio eccellente, il mastering cristallino e le grafiche curatissime, ci si può riuscire.
Bravissimi questi Reigns, al terzo lavoro “site specific”, ossia per la terza volta alle prese con un disco che racconta un luogo inglese, evocandolo tramite atmosfere, field recordings (in verità pochissimi nel disco, qualche goccia qui e là , una matita che scrive...), melodie, ritmi e parole (quasi sempre sciorinate a mo` di spoken words più che cantate).
Questa volta la loro fantasia ci porta in una casa abbandonata, con tanto di stanze disegnate una per una nello splendido booklet che, come già fanno spesso i Piano Magic, riprende un immaginario visivo e grafico di stampo vittoriano, ciò che per noi fa proprio tanto “cara vecchia Inghilterra”. Personalmente adoro questo genere di cose, ma ancora di più, per chi ama approfondire, ci sarà da sollazzarsi con le storie quasi Residentsiane (mi torna in mente Eskimo e le sue leggende) di manoscritti ritrovati in forma parziale, da interpretare e con i quali scoprire forse terribili verità nascoste. Date un`occhiata alla pagina “The Portal Inventory” sul loro sito e capirete cosa voglio dire. Per chi ama i racconti di Lovecraft o - per chi se lo ricorda - il mitico videogioco “Alone in the Dark” (da esso comunque ispirato).
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