Una piacevole scoperta quella del trio Kongrosian, venuti alla ribalta con questo scoppiettante “Bootstrap Paradox” che riconduce a del materiale completamente improvvisato risalente al 2008.
Sono molte le peculiarità del combo, a partire dalla scelta di collaborare, per ogni lavoro o live che sia, con elementi esterni che, nella fattispecie, scovano la presenza del clarinetto di Oreste Sabadin affianco al clarinetto basso di Alberto Collodel, ai sassofoni di Davide Lorenzon e al mix di sax e tromba nella mani di Ivan Pilat. L’incarnare una realtà aperta viaggia di pari passo con un’idea d’improvvisata altrettanto anticonformista, disubbidiente, dove si miscelano con estro raffinato fragranze accademiche (Surrounded by the Great Stream, la boccheggiante aria yiddish di A Tea for Three Under the Colussi Tree), tattiche free eseguite con storte manovre minimaliste (A Riddle, Upneius), affaticati notturni jazz sfocianti nel silenzio (la greve Wrapped in a Mistery) con spianamenti dodecafonici (Inside an Enigma) e slanci di fragrante virtuosismo (A Hum Inside my Head). Il dono della sintesi è un dato di fatto: ci troviamo dinanzi a una sequela di fugaci degustazioni che si tengono lontane dal pesante fardello della prolissità, ottenendo in certi casi persino un carattere catchy quanto, superbamente, solcato da una ‘insalubre’ disposizione all’art-punk (si sentano gli istrionici vocalizzi in I’ve Got a Lamp Under my Arm).
In poche parole, nell’ambito dei lavori per soli fiati, “Bootstrap Paradox” è tra le cose più esuberanti udite in quest’anno di tremenda stasi creativa.
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