`Right Error´

Autore disco:

Claudio Parodi

Etichetta:

Migro Records (GB)

Link:

migrorecords.com/

Formato:

chiavetta USB

Anno di Pubblicazione:

2017

Titoli:

1) Right Error part 1 2) Right Error part 2 3) Right Error part 3 4) Right Error part 4 5) Right Error part 5

Durata:

43:01

Con:

Claudio Parodi

importante e affascinante

x mario biserni (no ©)

Se la lettura di un`opera è sempre difficile, nel caso di “Right Error” lo è ancor più del solito e può dare adito a numerosi errori.
Non è appunto facile scrivere di questo disco, a iniziare dal fatto che non lo si può definire come tale. Un disco è infatti «un oggetto rotondo relativamente sottile» e, per antonomasia, qualsiasi arnese che abbia tale forma (disco volante, disco orario, freni a disco ...). Nel nostro caso il disco c`è ma, dal punto di vista funzionale, è un falso.
L`oggetto in forma di CD, bucherellato e tratteggiato a riproduzione di un circuito, non contiene infatti suoni incisi (leggibili con un apposito lettore) ma porta scritti quei dati (leggibili a occhio nudo) che di solito stanno nelle confezioni, o nei libretti allegati ad esse, che contengono il vero disco musicale. Nel nostro caso i dati sonori stanno in un file ma, a differenza di quelli downloadabili dalla rete, vengono trasmessi fisicamente attraverso una chiavetta USB allegata alla singolare confezione. Non so se altri hanno utilizzato questo metodo per commerciare la propria musica ma, personalmente, è la prima volta che incappo in tale sistema. Ovvero, mi era già capitato di vedere dei dati musicali venduti su una memoria portatile (ad esempio nella raccolta “Backup 1987-2012” di Jovanotti), ma in quel caso la chiavetta era un elemento accessorio ai dischi reali che formavano la raccolta e non l`unico elemento della stessa (aveva un po` la funzione che hanno i link per il download allegati sovente ai dischi in vinile). Non riesco a immaginare se questo metodo per vendere la propria musica, che combina la trasmissione digitale dei dati con la vendita dell`oggetto fisico, può avere un futuro ma, comunque sia, è un esperimento da prendere in considerazione, soprattutto in questa epoca che vive di esperimenti.
Vengo adesso alla chiavetta dove, accanto ad alcuni file con immagini e ad altri non apribili, ci sono ben tre file musicali con altrettante versioni di “Right Error”: binaurale, stereofonica e quadrifonica. Questo accorgimento è in grado di accontentare anche quegli ascoltatori più interessati ai sistemi di diffusione e, soprattutto, può rendere giustizia alla registrazione di suoni effettuata per essere trasmessa su un sistema con otto altoparlanti.
Ma quali suoni?
“Right Error” è fatto di suoni migranti.
E` come se una o più frequenze fossero fatte a pezzetti tipo maltagliati e poi rimontate giocando sulle variazioni di lunghezza, di volume e sugli spazi vuoti.
Oppure è come se venisse eseguita una lauda muta su un organo da chiesa.
Il silenzio, sta scritto nel comunicato stampa, è parte integrante della composizione.
Dietro alle 5 parti di “Right Error” v`è però un`elaborazione certosina e niente affatto casuale, seppure casuale possa apparire il soggetto iniziale.
Il concetto di Right errors, associato a una musica essenzialmente elettronica, farebbe subito pensare a tecniche glitch. In realtà , spiega Parodi, il titolo fa riferimento a una frase di Thelonious Monk che, dopo una performance in solo, esclamò: «I played only wrong errors!». L'errore, giusto nella nostra circostanza, è causato da un microfono Schoeps CMC6 MK4 e proviene da una sessione di registrazione. «Ascoltando la registrazione» precisa Parodi «proprio all'inizio sembrava esserci un rumore, anche se nessun suono era ancora stato prodotto». Dall'elaborazione di quei pochi secondi di rumore vengono fuori questi quasi tre quarti d'ora di musica.
In egual misura il concetto di silenzio come parte integrante della composizione può far pensare in primis a John Cage. Anche in questo caso i riferimenti stanno invece nel vecchio caro Monk, uno dei musicisti che più ha saputo utilizzare e integrare gli spazi vuoti nella stesura musicale. Parodi, in tal guisa, compie un lavoro estremamente laborioso per equiparare l`utilizzo dei silenzi fatto da Monk con quello che ne viene fatto in “Right Error”.
Vi è sicuramente noto come, nella storia ella musica, s`è da più parti cercato di integrare alla struttura musicale quei suoni considerati accessori o parassitari. Una tipologia di suoni presenti sia nella musica elettrica, pensate ai feedback, sia nella musica elettronica, appunto i glitch, ma che pure esistevano nelle esecuzioni acustiche effettuate su strumentazioni tradizionali. Un esempio per tutti: la strusciata delle dita sulle corde della chitarra quando la mano sinistra cambia accordo (ma il concetto di utilizzo dell`errore è intrinseco a ogni forma d`arte: pensate alle sbavature di Van Gogh o alle sbrodolature di Pollock).
Qui potrei filosofeggiare sostenendo che l`errore, come il silenzio, fanno parte della vita, perchè allora non tenerne conto o, addirittura, cancellarli dal contesto di un`opera. Nei famosi e pregiati tappeti persiani, ad esempio, c`è sempre un errore voluto, questo perchè la perfezione appartiene solo a dio (avrei molte cose da dire anche a proposito della perfezione divina, ma rischio di perdermi ...).
Il lavoro di Parodi si inserisce nella tradizione di quei musicisti che non solo hanno integrato questi suoni parassitari al contesto compositivo ma ne hanno fatto il soggetto principale e unico sul quale lavorare. Pensate, ad esempio, ai pezzi per solo feedback di Derek Bailey.
“Right Error” è un`opera tanto affascinante quanto importante.
Tenetene conto.


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Data Recensione: 10/12/2017
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