Per gli amanti di uno strumento come il flauto questa è un`occasione da non perdere, Robert Dick ne suona esattamente sette tipi (fra i quali il flute with Glissando Headjoint di sua creazione).
La pianista Ursel Schlicht, vista la consistenza materiale del suo strumento, non può chiaramente fare altrettanto, ma compensa l`inferiorità numerica con l`utilizzo di numerose tecniche e approcci a un mezzo che, in tal senso, offre una miriade di possibilità .
Avevo già incrociato il nome di Dick all`interno di un vecchio catalogo della O.O. Disc di Joseph Celli, dove veniva definito come un compositore/flautista rivoluzionario. Entrando nel suo sito personale noto una discografia piuttosto nutrita all`interno della quale spicca un “Third Stone From The Sun”, del 1993, dedicato alla musica di Jimi Hendrix (fra i musicisti presenti spiccano i nomi di Jim Black, Shelley Hirsch, Marty Ehrlich e del Soldier String Quartet).
Il nome di Ursel Schlicht mi suona invece nuovo, ma indagando nel suo sito scopro egualmente numerosi dischi a suo nome, in collaborazione con altri strumentisti e all`interno di importanti formazioni e/o orchestre (significativo un CD del 2003 con il gruppo di Sean Bergin, con in formazione Tristan Honsinger, Ab Baars, Han Bennink, Alan Purves e altri).
Insomma, pare chiaro che non sono pischelli di primo pelo, e la loro stessa collaborazione ha un precedente in “Photosphere” del 2005 (proprio su NEMU).
E` logico che due musicisti di così provata esperienza, anche sotto la formula qui proposta, non possono fallire, e i due non falliscono affatto dando vita a dieci brani singolari per concezione e spettacolari per esecuzione. In essi confluiscono chiaramente anni di apprendimento e di sperimentazioni (impossibile non individuare in Ganymede echi dell`hendrixiana Third Stone ...): il flautista raccoglie ciò che di nuovo è stato detto nel free jazz e nella musica contemporanea (con particolare riferimento a Eric Dolphy), mentre è impossibile non sentire nel tocco di Ursel Schlicht tutto l`ampio ventaglio che da Telonious Monk porta a Alexander von Schlippenbach (naturalmente passando per John Cage e per importanti figure del piano al femminile quali Irène Schweizer).
Il tutto è riletto con personalità e fantasia in una miscela dove tecniche arcaiche e futuriste, stralci di melodia e grumi di rumore, capovolgimenti di ruolo e d`impostazione, suoni e risonanze, in pratica tutto lo spettro sonoro ottenibile dagli strumenti utilizzati contribuisce alla costruzione di un reticolato tanto intricato quanto lucido e consapevole.
Il mio brano preferito, scelta alquanto difficile, è il fantasmagorico Dark Matter: sopra un pianoforte, rarefatto ma incalzante, Robert Dick miscela la recitazone di un testo nonsense con una sequenza altrettanto illogica di suoni sottratti a un flauto contrabbasso (e il tutto finisce con l`essere la cosa più logica di questo mondo).
Prosit.
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