`Examination Of The Eye Of A Horse´

Autore disco:

MoE

Etichetta:

ConradSound (N), Wallace Records (I)

Link:

www.conradsound.com
www.wallacerecords.com

Formato:

CD

Anno di Pubblicazione:

2016

Titoli:

1) Realm Of Refuge 2) Saccades And Fixations 3) Paris 4) Wild Horses 5) Doll`s Eyes 6) Letters Of Pliny

Durata:

34:16

Con:

Guro Skumsnes Moe, Håvard Skaset, Joakim Heibø Johansen, Kohei Gomi (Pain Jerk), Ane Marthe Sorlien Hølen, Ole-Henrik Moe e Kari Rønnekleiv (Sheriff Of Nothingness)

melvinsmania

x mario biserni

La Wallace di Mirko Spino è sempre stata un faro all`interno della produzione indipendente italiana. Mi azzardo ad affermare che se non ci fosse stata la Wallace a dimostrare la fattibilità di certe produzioni ultra-underground moltissimi artisti non avrebbero avuto la possibilità di far conoscere la propria musica.
L`impegno di Mirko Spino, non solo imprenditoriale ma anche sociale e politico (nel senso serio e reale del termine), lo ha portato a rinchiudersi all`interno del panorama nazionale laddove avrebbe potuto investire in modo economicamente più proficuo su nomi esteri. Ma l`integrità morale del personaggio è tale da avergli sempre impedito, a differenza della maggioranza di coloro che gravitano intorno al pianeta musica (discografici, giornalisti, promoter e, spesso, musicisti stessi), di agire con gli occhi incollati al portafoglio.
L`alta qualità delle non molte pubblicazioni dedicate ad artisti stranieri dimostrano che Mirko possiede lo stesso fiuto e la stessa competenza che hanno permesso a etichette simili alla Wallace - tipo Touch & Go, Drag City e Dischord - di far lievitare il loro conto in banca. Ultimo esempio i norvegesi MoE guidati dalla bassista Guro Skumsnes Moe, femmina dall`incredibile voce mascolina, e completati dal chitarrista Håvard Skaset e dal batterista Joakim Heibø Johansen, tutti altrimenti impegnati nella cerchia delle musiche sperimentali e improvvisate.
La musica del trio è un grunge tellurico, metallico e incandescente, che sembra subire anche l`influsso di certo noise giapponese e che si cala perfettamente in quella scena norvegese che ruota intorno a gruppi ibridi come gli Ultralyd (la Skumsnes Moe condivide con Frode Gjerstad il progetto Sekstett). La velocità massimalista di Handers Hana è però qui rivista in termini di lentezza minimale.
Ho recentemente letto su internet, scritto da tal Gabriele Antonucci di Panorama, l`ennesimo necrologio per la musica rock (prendendo spunto dalla scomparsa di Bowie, Prince, Cohen ... e altri): «Mentre è incerta la nascita del rock, tra chi sostiene che sia avvenuta nel 1954 e altri che la attribuiscono al 1956, quando Elvis Presley ha pubblicato il suo album d`esordio, c`è il rischio che questo 2016 passi alla storia come l`anno della morte di questo genere musicale». Mi permetto di inserirmi precisando che a morire caso mai è un certo tipo di rock, quello edulcorato delle grandi cifre (probabilmente l`Antonucci conosce solo quello), ma fino a che restano in circolazione gruppi come questi MoE, e finchè esisteranno etichette discografiche come la Wallace, il rock più schietto e viscerale, quello che da oltre mezzo secolo ci fa battere il cuore e fremere la pelle, è ben lungi dall`esalare l`ultimo respiro.


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Data Recensione: 21/9/2017
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