Florian Wittenburg, da buon tedesco, oltre che musicista è anche un ottimo viaggiatore e un attento osservatore della natura che ci circonda. Così questo suo nuovo disco è in parte ispirato ai richiami dell`aquila pescatrice africana, ascoltata in Namibia, e in parte alla struttura di un salice piangente osservato nel giardino dei suoi genitori.
Le due suggestive parti in cui è divisa Eagle Prayer sono suonate sul pianoforte, con trilli, risonanze e ampio uso di silenzi. Delicato e minimale il commento suggerito in alternanza dall`autore.
Willow Tree? è invece condotta dalla liquidità di un synth sulla quale si stendono le recite del poeta John Devitt (due le poesie recitate: Epitaph e Glass).
A fare da legame ci sono un altro brano per pianoforte, molto malinconico, dove il White Tree è forse riferito all`albero innevato (mi piace pensarlo) e due lunghe elaborazioni elettroniche (Koninklijk Arpeggio e p2s2p...). La prima presenta un tema d`apertura e chiusura molto melodico e una parte centrale più ritmica e dalle coloriture andine. La seconda è una sontuosa sinfonia fra minimal-ambient e musica barocca.
“Eagle Prayer” è un lavoro di ottimo livello ed è pure intelligentemente equilibrato nelle sue parti.
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