Caro Maurizio,
grazie per il disco che mi hai mandato. Temevo che dopo i miei severi e a te sgraditi giudizi su "Conquistare il mondo" non avrei più avuto in dono le vostre opere. My Dear Killer mi aveva detto che quando vi siete visti era in preparazione addirittura un doppio, e avevo appreso con gioia la notizia che eri tornato a cantare, come per "Tutto va bene", che dopo l'ormai accantonata delicatezza di "Piume che cadono" è il mio preferito. O meglio: era. Adesso questo "Fuori" mi ha rabbuiato d'immenso, come t'ho scritto adolescenzialmente su Facebook. Fa un male cane 'sto disco, a partire dalla prima, geniale traccia. Cioè: all'inizio mi ha fatto pure sorridere, magari ridere, perchè sentirti cantare in serie 'Non mi importa niente di uscire con gli amici, non mi importa niente di andare a bere assieme, non mi importa niente di regalare i fiori, di scrivere canzoni, non mi importa niente della figa' ha riportato alla mente il mitico "te regghe più" di Rino Gaetano. Però è come se la vostra versione fosse non dico priva di ironia, ma fin troppo vera, fisica, concreta. A volte mi chiedo se state male davvero. So che è un pensiero idiota, la frase dell'ignorante che ascolta per la prima volta musica del genere e dice 'oh, ma quanto cazzo stanno male questi?', però nel mio caso mi si rivolge contro, tipo 'oh, ma quanto cazzo sto male io?'.
Le vostre canzoni, perchè canzoni sono, mi fanno 'sto effetto. Davvero, i testi sono geniali. Nessuna metafora, solo la realtà di un fin troppo lucido sguardo sul mondo e sull'effetto che questo fa sul proprio animo, se di animo si può parlare. Cazzo cosa mi piacerebbe vedervi a San Remo. Ma ci pensi? Tu che canti "Non voglio più lavorare" (capolavoro TOTALE) con Edo inespressivo di fianco a te sulle macchine e il maestro Vessicchio che sullo sfondo finge di dirigere l'orchestra.
Tra l'altro, quasi mi scoccia me devo proprio fare i complimenti a te e a Edo... nel senso che tu canti bene, e che i suoni e le ritmiche sono davvero ben fatti, un incrocio inimmaginabile tra gli Autechre dell'ultima ora, gli Swans della prima e - appunto - il cantautorato 'intelliggente' italiano, da Gaber a Ferretti al rap romano.
Meglio se mi fermo qui, se no poi 'sta volta anzichè prendertela perchè dico che il packaging fa cagare (questa va un po' meglio: posso affermare dall'alto della mia spocchia di designer milanese che la foto di voi due mi fa tanto Francis Bacon) mi accusate di piaggeria, invece i miei sono complimenti sinceri.
La chiudo qui dunque, sperando magari di riuscire a ribeccarci prima o poi, chè da quando non c'è più il Tagofest le occasioni scarseggiano. Cercate di venire a suonare da 'ste parti, sarebbe bello. O terrificante, almeno per il pubblico.
Un abbraccio,
Teo
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