Questi due dischi in qualche modo si assomigliano ... non è che sono gemelli, e neppure fratelli, ma cugini o biscugini lo sono di certo.
Innanzi tutto c`è in entrambi l`ispirazione alle colonne sonore, o il voler essere colonna sonora immaginaria, in secondo luogo il cospicuo utilizzo di tecnologia, in terzo luogo le atmosfere di derivazione ambient e, infine, l`oggettività strumentale di entrambi i CD (le voci, quando compaiono, sono inintelligibili abbellimenti di sottofondo).
“In Case We`ll Meet”, fra i due, è il parente più giovane, e nella sua decantazione c`è stato un buon utilizzo di elementi concreti, di tecniche glitch e di suoni distorti e sporchi. A tutto questo si aggiungono vaghe reminiscenze floydiane. I crescendo, senza strappi secchi, riescono a trascinare emotivamente pur nella loro pacatezza anti-infarto. Non è un caso se i due responsabili del progetto, Luca Freddi e Fabio Valesini, provengono dai Satan Is My Brother, dei quali rappresentano però una versione più luminescente. Niente di particolarmente originale, vivaddio, ma un disco comunque ben fatto e coinvolgente in grado di soddisfare gli aficionados del genere e dei musicisti coinvolti.
“LEM” è un po` più attempato, e passatista, nel suo richiamarsi con maggior percettibilità ai Pink Floyd versione progressive (le chitarre, vero come il solo all'equatore, sembrano quelle di Gilmour). La stesura è più lineare, l`uso del rumore (quasi) bandito e le produzione maggiormente patinata. Non è un caso, tanto per ripetersi, se Daniele Sanfilippo è anche un apprezzato fonico. L`ambientazione space appare evidente, oltre che dalle musiche, dalla copertina del disco e dalla sceneggiatura fittizia che l'autore intende sonorizzare. “LEM” è uscito per la piccola etichetta gestita da suo autore ma, con una buona promozione, potrebbe funzionare benissimo anche su major. Mi auguro che qualcuno risponda al trillo di telefono che chiude Memories.
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